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MR SMITH VA A WASHINGTON regia di Frank Capra

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Dom Cobb     9 / 10  12/06/2018 14:30:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Jefferson Smith, giovane capo dei Boy Scout, viene scelto come rimpiazzo di un vecchio senatore appena deceduto; egli si impegna fin da subito a svolgere il suo lavoro al meglio, promuovendo la costruzione vicino a un fiume di un campo nazionale per boy scout. Non sa che in realtà i suoi superiori cercano di manipolarlo, e che quello stesso territorio è destinato a ospitare una diga a scopo di lucro...
Sul finire degli anni '30, il decennio che ha visto il cinema maturare sotto ogni aspetto espressivo, la carriera di Frank Capra continua ininterrotta di successo in successo: il maestro dei sentimenti si attiene fedelmente alla sua consolidata formula narrativa, raccontando con il suo inconfondibile stile da fiaba moderna le contraddizioni e i lati oscuri della moderna società del progresso e dell'industria (E' arrivata la felicità), dell'uomo moderno (L'eterna illusione), fino alla differenza delle classi (Accadde una notte). Con questo "Mr. Smith va a Washington", tutto rimane invariato e le note familiari vengono pedissequamente ripetute, confermando la passione di Capra per la parte migliore di ciascuno di noi e della società in cui viviamo, parte che viene spesso e volentieri dimenticata o messa da parte in nome dei vuoti valori del materialismo e del capitalismo più sfrenato. E tutto ciò in un modo che lo conferma come una sorta di corrispondente live-action del coevo Walt Disney, di cui anche in questo caso non manca il solito, piccolo omaggio.


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In questo caso, la critica, più spietata e feroce del solito, si scaglia sulla politica, dove la corruzione evidentemente già dilagava all'epoca in cui il film venne prodotto, e giustamente causando dei tremendi scandali in specifici ambiti sociali. Certo, è da lodare il coraggio con cui la sceneggiatura di Robert Riskin affronta un tema così delicato, ma il tutto non riesce a sfuggire a una certa sensazione di già visto che inficia in parte il risultato finale. Insomma, ancora una volta ci tocca assistere alla solita serie di eventi ai quali precedenti film di Capra ci hanno abituato, senza alcun cambiamento o variazione,


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e situazioni che prima funzionavano ora hanno perso freschezza, risultando a tratti un po' macchinose: ormai la formula si conosce e non ci sono più sorprese di alcun tipo. Il tutto si salva solo grazie alla grande passione che Capra infonde in ogni singola scena, con alcune sequenze entrate di diritto nella storia del cinema in forza della loro potenza.


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Per il resto, gli attori si sforzano tutti al massimo, e a capeggiare la folta schiera è un immenso James Stewart, simpaticissimo e carismatico al punto giusto, capace di rendere amabile un'ingenuità che in mani meno capaci lo avrebbe reso una figura al limite del fastidioso. E' coadiuvato dall'avvenente Jean Arthur, anche se i villain (Claude Rains in particolare, con lo sfogo finale in cui finisce per autoaccusarsi) sono forse le figure più memorabili.
Con "Mr. Smith va a Washington", Frank Capra si dimostra perciò ancora sulla cresta dell'onda e un maestro di narrazione cinematografica, anche se si iniziano ad avvertire alcuni segnali di stanca e di ripetitività. C'è solo da sperare che le cose non peggiorino nei suoi prossimi lungometraggi.