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MR SMITH VA A WASHINGTON regia di Frank Capra

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steven23     9½ / 10  04/11/2013 20:54:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Jefferson Smith è un giovane dai grandi ideali, lontano dal mondo della politica e dai suoi meccanismi spesso contorti e corrotti. Alla morte di un vecchio senatore viene suggerito il suo nome per sostituirlo: Smith è un brav'uomo, piuttosto ingenuo, piace ai bambini (i suoi boy scout) e di conseguenza può avere molta presa sulle famiglie. Insomma, l'individuo perfetto da giostrare e comandare a proprio piacimento dai senatori in modo da ottenere voti e, soprattutto, l'approvazione del progetto di una diga che porterebbe nelle loro casse lauti guadagni. Tutto prosegue secondo i piani fino a quando, a causa di un fraintendimento, lo stesso Smith presenterà un disegno di legge che prevede la costruzione di un campo nazionale per i suoi boy scout. Progetto che andrà a contrastare totalmente quello della diga visto che entrambi si dovrebbero costruire nei pressi del medesimo fiume.
Quello che all'apparenza sembra solo una banale incomprensione si trasformerà ben presto in una vera e propria battaglia. Smith si trova così a difendere da solo le sue ragioni, infangato nella reputazione da coloro che reputava amici e catapultato in breve tempo in una realtà non sua, fatta di menzogne, raggiri, false accuse e corruzione. Troverà appoggio solo dalla sua segretaria, l'unica che l'aiuterà nell'incredibile oratoria finale di quasi ventiquattrore.

Capra da un'autentica lezione di cinema in quello che, probabilmente, resta il suo film più cupo e pessimistico. Solo il finale ci regala un lieto fine, ma risulta talmente imprevedibile e forzato da portare a pensare che, magari, tanto lieto non è. E non sarebbe l'unico film nel quale il regista, sotto un finale all'apparenza colmo di ottimismo, nasconde una certa amarezza. E qui, a mio parere, sta anche la grandezza dello stesso Capra.
Tornando al film lo ritengo il suo migliore visto fin'ora. Una macchina perfetta, un incredibile quadro del sistema politico statunitense e, ahinoi, un film maledettamente moderno malgrado i settant'anni abbondanti sul groppone. Già, perchè gli anni passano ma il sistema lì dentro rimane grosso modo il medesimo.
Strepitoso il lunghissimo discorso finale di Smith intervallato dalle macchinazioni che Taylor compie nell'ombra, un gioiello per chiunque apprezzi il cinema, quello vero. E' veramente da brividi, un'escalation che si protrae inesorabile fino ai due minuti finali, quelli dell'incredibile svolta.
Immenso anche il cast, e non solo grazie a un enorme James Stewart (sempre più in alto nella mia personale classifica dei più grandi): Jean Arthur si mostra ottima comprimaria, così come impeccabile risulta essere Claude Rains, terribilmente convincente nei momenti di contrasto interiore quando deve scegliere tra la sua reputazione o la rovina di Smith.

Imperdibile!!!