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L'ULTIMO LUPO regia di Jean-Jacques Annaud

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stratoZ     7½ / 10  05/04/2024 12:52:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Con "Wolf totem" Annaud conclude la sua ideale trilogia sugli animali, a diversi anni di distanza da "The Bear" e "Two Brothers", tornando a parlare di animali considerati problematici, questa volta è il turno dei lupi. Con questa pellicola ambientata nella Cina durante la Grande Rivoluzione Culturale, narrante di due studenti inviati da Pechino nelle steppe al confine con la Mongolia, a conoscere e vivere con le popolazioni del luogo, mostra fin da subito le differenza tra il popolo delle steppe, che vive ancora in uno stato semibrado ma con una maggiore consapevolezza della convivenza tra uomo e natura, del benessere dell'ecosistema, col senso della misura e il rispetto della natura, sposando la tematica animalista della trilogia, in netta contrapposizione agli ordini provenienti dal governo centrale che ordina lo sterminio dei lupi che avrà conseguenze disastrose.

Annaud realizza forse il suo film più cruento, almeno emotivamente parlando, calcando ancora di più la mano rispetto ai due precedenti film, rivelando anche un esito più drammatico per tutta la specie, regala momenti di enorme sgomento, come l'esecuzione dei cuccioli di lupo, ma anche la corsa finale del capobranco che arriverà sfinito al confronto con l'uomo, in uno scontro con mezzi impari, lasciandoci soltanto con l'ultimo spiraglio di luce proveniente dal lupo adottato dal protagonista, apparentemente l'unico uomo di città ad essere rimasto con un briciolo di cuore e non pensare soltanto ai propri interessi.

Annaud realizza anche uno dei suoi migliori film tecnicamente parlando, premettendo che il livello è sempre stato alto, qui però ci sono momenti da rimanere a bocca aperta, alcune inquadrature panoramiche al tramonto della steppa, con quei colori tra l'arancione, il rosato, pompelmo, cremisi, violaceo, uno spettacolo per gli occhi, così come la regia efficacissima nell'alternare queste inquadrature ad ampio respiro con sequenze più claustrofobiche, basti vedere negli inseguimenti e i momenti di caccia al lupo in cui Annaud non ci risparmia neanche soggettive dall'interno della tana, soffocanti come l'uomo che perseguita la natura per i propri interessi.