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MOLOCH regia di Aleksandr Sokurov

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dobel     5 / 10  09/05/2010 10:46:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film grottesco e improbabile, innanzitutto. Delle macchiette caricaturali si muovono nella Berghaus hitleriana in un modo che non ha nulla a che vedere con la realtà storica. Lo trovo un film figurativamente molto suggestivo ed affascinante, recitato splendidamente da parte del protagonista maschile, ma totalmente assurdo dal punto di vista della sceneggiatura. Hitler era ben più inquietante di un maialotto di provincia: era un uomo con turbe psichiche ovviamente palesi, ma anche con una capacità di concentrazione e analisi impressionante. Non capisco quale sia lo scopo del film: se è restituire un quadro plausibile di una normale giornata del Fuhrer sulle alpi bavaresi, allora è un fallimento totale (e temo proprio che sia così). Se invece si tratta di un pretesto per realizzare una pellicola che parla di una banda di matti in libertà, allora può anche essere divertente e carino, benché certo non un capolavoro.
Temo comunque che l'intenzione del regista sia stata quella di perpetrare l'idea che Hitler, e la sua manica di collaboratori, fosse un pazzo affetto da problemi esistenziali legati al proprio vissuto. Trovo molto pericolosa questa tesi: trovo che sia una comoda posizione per pulire una coscienza europea che rischia in questo modo di ricadere nella trappola ad ogni momento. Se solo ne avessero le possibilità ci immaginiamo quanti Hitler ci sarebbero oggi? Hitler fu ne più ne meno che il normalissimo frutto di una società giunta alla saturazione. Questa saturazione l'abbiamo davanti agli occhi anche ora. La persona che fornisce ricette facili e veloci ai problemi da risolvere è quella che otterrà anche oggi il massimo successo e il comando assoluto. Non c'è bisogno che sia un folle; è sufficiente che sia un ambizioso con brame di potere... con piccoli calcoli politici e qualche facile giochetto populista la poltrona è sua. Il nazismo fu un fenomeno (che vediamo anche oggi quotidianamente insinuarsi nelle maglie della nostra società seppur con una violenza esercitata in maniera differente) del tutto figlio dei tempi. Credere che furono pazzi cinquanta milioni di tedeschi e che furono guidati da una banda di pazzi è troppo facile e comodo. Furono criminali, ma non pazzi. Tornando al film: la figura di Hitler è tratteggiata in modo ridicolo e caricaturale; il regista lo fa ascoltare musica che lo avrebbe fatto addormentare dopo due minuti; lo fa prendere a calci in cu.lo da Eva Braun (ma figuriamoci!); lo fa ballare come uno scimunito coi suoi ospiti; lo fa giocherellare a rincorrersi attorno ad un tavolo con la fidanzata. Ma quando mai! Si trattava di un personaggio che non si vedeva come un uomo ma come un 'Moloch'. Aborriva qualsiasi comportamento che potesse in qualche modo umanizzarlo. Il contatto con le persone lo infastidiva. Penso che nessuno lo abbia mai visto in mutande se non il suo medico. A mio avviso si tratta di un film totalmente fallimentare: la rappresentazione di un gruppo di buontemponi svitati rinchiusi in una grande e sinistra villa di montagna; ripeto: troppo comodo! Fu molto peggio di così: era gente come noi, che possiamo incontrare per strada, parlargli dei figli e dei nipoti, prendere il caffè insieme a loro, magari andarci pure alla partita senza accorgerci che stiamo parlando con un funzionario che ha appena fatto sterminare migliaia di persone. Per questo il nazismo è entrato così in profondità.
Viene anche adombrata l'ipotesi che Hitler non sapesse nulla di un posto chiamato Auschwitz, una delle teorie più care allo storico negazionista Irving. Anche questo lo trovo strano: Irving sostiene che non vi siano documenti scritti o firmati da Hitler che possano attestare che il Fuhrer fosse a conoscenza dello sterminio degli ebrei. Albert Speer, prima architetto personale di Hitler poi ministro degli armamenti, dopo la guerra e dopo aver passato vent'anni nella prigione di Spandau pubblicò diversi volumi sugli anni del conflitto e sulla sua amicizia molto stretta col Fuhrer. Disse chiaramente che gli ordini più importanti Hitler era solito impartirli a voce senza lasciare nulla di scritto. Aggiunse che è impensabile e assolutamente fuorviante credere che qualcosa di così importante potesse succedere senza che Hitler ne fosse a conoscenza. Gli storici per propria natura devono sempre essere revisionisti, ché altrimenti la ricerca non avanzerebbe mai; ma qui siamo di fronte a qualcosa di ben differente: la negazione di realtà palesi. Non sono uno storico, ma questo film (al di là della bella realizzazione) mi sembra totalmente assurdo e pericoloso (per quanto può essere pericoloso un film, intendiamoci: ossia quasi niente!).