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MOLOCH regia di Aleksandr Sokurov

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elio91     8 / 10  02/05/2012 19:19:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Adi, quel cattivone che si diverte nella sua roccaforte in montagna a giocare con Eva Braun e fare battute scorrette a tavola con Goebbels e fidati luogotenenti in vacanza.
Adolf Hitler come non si era mai visto e probabilmente non si vedrà mai più. Sokurov si dimostra un maestro del cinema con questa sua pellicola in cui affronta per la prima volta le dinamiche del potere; è controversa certamente per ciò che dice e come lo dice, molti potranno rifiutare la visione che il regista fa di un singolo giorno di un uomo (degli uomini) ridicoli.
Eppure a pensarci bene è giusto cosi; Hitler si è impresso nell'immaginario collettivo come il folle uomo di ghiaccio che urlava e magnetizzava tutti coloro che lo ascoltavano. Mai un discorso fuori posto, mai un Hitler privato che potesse sconfessare quanto si conosce di quello pubblico come invece accade in minima parte nei filmini della sua amante Eva ritrovati e da cui Sokurov prende spunto per Moloch.
Ma il film che banalizza Hitler e i suoi compagni di giochi fino a renderli folli caricature ossessionate dall'idea della morte deve essere visto sotto un'ottica diversa: una demitizzazione del demonio in favore di un uomo estremamente patetico e ridicolo, che gioca coi mutandoni ad acchiappare la sua Eva nelle enormi camere del rifugio nel cielo. Anche attraverso questa strada sarà forse possibile rendersi conto di cosa significhi assuefarsi al potere fino al punto di ritenersi un Dìo in terra (come nel finale).
Moloch è un'opera con protagonisti tanti morti e scheletri che parlano, mangiano, giocano, fanno battute, si divertono, hanno amnesia (in)volontarie (su Auschwitz), scòpano e càgano. Ma sono già morti senza saperlo.
L'unica immagine vivida e che esce fuori dal circo equestre di patetismo è proprio Eva Braun; che amando follemente il suo mostro Adi ha però abbassato il suo sguardo ad altezza d'uomo, cogliendo il fuhrer dietro i discorsi feroci e gli aizzamenti di folla per quello che davvero è: un uomo con una tremenda paura di crepare, convinto che col potere si possa sconfiggere la morte.

Sokurov pennella tutto con una maestria senza pari, specie l'inizio è di una bellezza folgorante. Il resto è tutto un regalo del maestro russo, degno erede di Tarkovskij nello stile dilatato, lento ed ipnotico.