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LA FIAMMIFERAIA regia di Aki Kaurismaki

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amterme63     7 / 10  20/07/2012 19:35:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La fiammiferaia" dimostra che "Leningrad cowboys go America" è stato per Aki Kaurismaki probabilmente una specie di distrazione o di divertimento cinefilo e sarcastico.
Con questo film dimostra che non ha certo abbandonato le sue tematiche preferite, cioè l'incomunicabilità e la solitudine dei "senza valore", anzi le esaspera e le porta alle estreme conseguenze. Infatti per tutto il film verranno pronunciate sì o no 10 parole. Diciamo che per come è strutturato il film (comincia come un documentario sulla fabbricazione dei fiammiferi), viene percepito come una dimostrazione quasi didattica, un documento illustrativo di un degrado esistenziale e sociale. In altre parole si sa subito che non è una storia realistica, ma una storia reale; certamente non esiste così come ci viene presentata, ma allo stesso tempo esemplifica stati d'animo e modi di vivere sentiti come diffusi.
Certamente il regista si accanisce contro la protagonista, rovesciando un po' l'assunto classico che vuole l'artista affezionato e benevolo (e il pubblico di conseguenza) verso le sue creature di fantasia. Qui alla protagonista (una bravissima Kati Outinen) gliene capitano di tutti i colori, in un crescendo di sfortuna e abbandono totale.
E' la rappresentazione del mondo visto attraverso la filosofia de "L'Argent" di Bresson: un sistema indifferente e materialista stritolante un'umanità passiva e mortificata nel suo bisogno di vita. Non c'è scampo, non c'è salvezza, c'è solo disumanizzazione completa e alienazione spinta. Stop.
Anche qui, come in tutti i film precedenti, Kaurismaki fa esprimere il sentimento inespresso tramite le canzoni e la musica. E' l'epoca postmoderna, appunto. Tutto quello viene espresso, viene espresso attraverso i mezzi di divertimento di massa: canzoni, cinema, ecc. Un sentimento esiste perché c'è una canzone che lo esprime o un film che lo rappresenta. Solo in questa maniera possiamo percepire l'esistenza di questa parte (ormai diventata artificiosa) del nostro mondo umano.
Tipico film a tesi, il "piacere" della visione è soprattutto meditativo e intellettuale. Può quindi non piacere.