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COME TE NESSUNO MAI regia di Gabriele Muccino

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kafka62     6½ / 10  09/05/2018 16:05:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parlare degli adolescenti (e i sociologi questo lo sanno bene) è terribilmente difficile, perché nel momento in cui si riesce (faticosamente) a decifrare, interpretare e classificare quella ristretta fascia generazionale che va grosso modo dai 15 ai 18 anni, essa è già inesorabilmente cambiata. Come fare allora a parlare di loro, al cinema per esempio? Truffaut c'era riuscito rinunciando una volta per tutte alla presunzione di catalogarli e di ridurli a stereotipo, facendosi invece catturare da quell'irripetibile quid che li fa essere, in ogni epoca, sempre uguali e al tempo stesso sempre diversi. Muccino non è Truffaut, eppure in "Come te nessuno mai" è riuscito come pochi altri a cogliere la delicata magia della prima volta e la paralizzante paura del futuro, l'euforico abbandonarsi alle prime esperienze fuori della famiglia e l'ingenuo velleitarismo delle lotte ideologiche, tutto quello cioè che fa dell'adolescenza l'età più bella e anche quella più terribile, la più sincera e la più stupida.
Muccino riesce nel suo intento grazie a un'intelligente operazione di mimetismo (i personaggi, i dialoghi e gli ambienti del film sembrano – e la cosa è tutt'altro che scontata – estremamente autentici), senza peraltro perdere di vista il retroterra familiare. Anzi, il rapporto tra padri e figli appare quanto mai riuscito. La ben nota incomprensione generazionale che fa sì che i figli si chiudano a chiave nelle loro stanze, rifiutino di confidarsi con i genitori e reagiscano con insofferenza alle loro offerte di aiuto, non è qui imputabile a nessuno (non ci sono infatti padri e madri egoisti, assenti o reazionari) ma viene vista come una opposizione insuperabile, ontologica. E' emblematica la scena in cui Silvio rinfaccia al padre di avere incautamente affermato che "ai nostri tempi le occupazioni erano più serie e i fascisti che si picchiavano erano più fascisti", perché allora, con la stessa logica, si può sostenere che "anche i fascisti dei vostri padri erano più fascisti perché portavano la camicia nera". Ogni generazione, nessuna esclusa, pensa e ha pensato di stare facendo la storia, e non è giusto che la maggiore saggezza dell'età adulta impedisca ai giovani di prendere da soli le facciate contro i muri degli ideali e delle illusioni. Che, detto per inciso, non sono poi del tutto inutili, visto che l'affermazione della propria personalità passa anche di lì, come Muccino, con la sua macchina a mano sempre incollata ai suoi attori, sempre in movimento eppure scevra dai vezzi autoriali di molti registi esordienti, capisce bene, mescolando pubblico e privato, amori e amicizie, e restituendo benissimo quel disorientamento e quella confusione così tipici degli adolescenti (si occupa la scuola perché fa schifo, ma la si occuperebbe anche se fosse perfetta, la si occupa per protesta contro il sistema ma anche per fare l'amore con la propria ragazza o per vivere un'avventura fuori delle mura di casa).
E' un film tenero, "Come te nessuno mai", tenero e sincero (molto più dei film successivi di Muccino), a tratti perfino commovente: intuiamo perché possa piacere ai coetanei di Silvio e Claudia (che si rispecchiano di certo nelle loro titubanze e nelle loro intermittenze del cuore, rese dal regista con illuminanti fondu neri) e ai loro genitori (che possono aprire una piccola finestra su un universo per molti aspetti sconosciuto). A tutti piacerà perché fa ricordare che tutti sono stati, sono o saranno adolescenti e perché, come diceva Truffaut, "quello che mi piace degli adolescenti è che tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta".