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NEKROMANTIK regia di Jörg Buttgereit

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elio91     7 / 10  10/09/2012 18:00:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è sicuramente la voglia e la passione di VOLER DIRE QUALCOSA, e a questo uso sono adibiti gli effettacci vari, la rozzezza perdonabile per i due soldi e gli attori amatoriali con cui è stato girato il tutto, al di là anche della trama delirante.
Merita di essere considerato un cult perché a differenza di altri lavori dello stesso filone c'è una forte tematica a sorreggere tutta la violenza inusuale, oltre lo sfondamento del tabù-morte.
La necrofilia a pensarci bene ha sempre attirato il cinema e alcuni degli autori più "insospettabili" e classici. Luis Bunuel in Cime Tempestose mostrava un finale ardito che evocava in maniera raffinata (e lo è davvero raffinata e lontana da qualsiasi volgarità o "horror") un rapporto necrofilo, interpretando in tal senso l'amore tra Heathcliff e Catherine del romanzo della Bronte, cosa su cui anch'io mi trovo d'accordo.
Hitchcock, per usare un altro esempio, spesso faceva film letteralmente necrofili usando lo scambio di persona e il rimpiazzo per continuare a rendere viva una persona che non lo era più: Rebecca la prima moglie ne è un esempio eclatante, ma anche Vertigo per sua stessa placida ammissione.
Buttgereit non fa altro che spiattellarlo in maniera esplicita contro lo spettatore: l'atto romantico della necrofilia (si, romantico) riesce a non sconfessarsi per fortuna in un film a tinte fortissime, nere, schifose sin dalla prima sequenza.
Passi qualunque ingenuità allora che rischia di far cadere nel ridicolo quest'opera, come il menage a trois o il finale che poi in parte mi ha ricordato il Von Trier (Dafoe) di Antichrist. Passi anche l'unica sequenza davvero stomachevole, quella di un coniglio vero ucciso e scuoiato anche se continuo a non sopportarla. E lo lasciamo passare perché se bisogna tagliare l'occhio (di chi guarda) per far ricadere tutto lo schifo dell'essere umano SULL'essere umano, allora si perdona qualunque rozzezza di fondo.
Poi per essere un primo lungometraggio... è fatto pure alla grande.

Ancora una volta colpisce il contrasto tra le musiche dolci con scene che definire di dubbio gusto è un eufemismo.