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IL RACCONTO DEI RACCONTI (2015) regia di Matteo Garrone

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Invia una mail all'autore del commento logical     8 / 10  15/05/2015 00:26:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' una grande scatola di giochi, dal drago alla pulce, dai gemelli albini all'orco vestito di pelli. E' una storia raccontata seguendo la traccia de Lo conto de li cunti ed è un trionfo di fotografia, costumi e scenografie naturali. Lo guardi come si apre una scatola piena di cose che pensavi di aver perso o di non avere mai avuto; ci si abitua presto a lasciare galleggiare il cervello, a giocare con l'orso che suona la tromba per il divertimento del re palombaro che cercherà un cuore di drago per avere un erede. Grande coraggio a lasciare filoni d'oro come Gomorra o altre metafore sociali molto popolari per evocare un mondo parafantasy, perché le Gole di Alcantara, il Bosco del Sasseto, le Vie Cave, il Castello di Donnafugata sono ancora lì da vedere.
Quello che latita è la regia, il coraggio di tagliare le corde più facili per costruire qualcosa di più complesso di un'eccezionale messa in scena che è facile immaginare diventerà presto uno spot del beautiful italian fantasy countryside. L'imbalsamatore ma soprattutto Primo amore avevano rivelato la sua capacità di trasformare una storia in un mito sottile e intricato. Ora, crescendo, budget e produzioni, le strade si spianano, il racconto si fa lineare, la lingua diventa l'inglese, si semplifica la sinossi, si comprano i grandi attori, ci si abbraccia sulla croisette, è l'effetto Sorrentino, probabilmente.
E' un bel film, per essere grande avrebbe dovuto avere l'orgoglio di essere ancora un regista.
fiesta  17/05/2015 12:17:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti stai sbagliando, la lingua inglese e gli attori professionisti sono una scelta dovuta per creare un mondo che sia lontano da quello quotidiano. In reality Garrone parte da una dimensione reale per arrivare ad una favolistica, qui fa praticamente il percorso opposto e noi lo percorriamo. Questi esseri ultraterreni diventano man mano sempre più sporchi di sangue e terra. La scelta di attori presi dalla strada non avrebbe dato quel senso di distacco (cosa che è assolutamente necessaria in un racconto fiabesco). A parte poche saltuari scelte volutamente banali (è il genere che si presta) credo che un fantasy con tinte così dark sia stato fatto raramente :un re che preferisce allevare una pulce piuttosto che la figlia e concederla in moglie ad un orco per puro orgoglio ed una donna che si fa scorticare per la vana bellezza non credo siano banali, la scelta di tre storie che c'entrano poco l'una con l'altra non credo sia una semplificazione della sinossi anche se queste sono lineari creano confusione emotiva essendo il pubblico medio abituata a seguire un'unica storia, inoltre questa stessa struttura narrativa è stata usata nel film più complesso da quel punto di vista di Garrone ossia Gomorra (affermazione fatta dallo stesso Garrone in una intervista dopo Reality). Per non parlare poi del tocco pittorico che è ovunque quello di Garrone.
Io non so voi cosa cercate da un regista. Vi da calore, emozioni, intrattenimento, ritmo, ricerca stilistica.... che altro deve fare più???
Io ho adorato Ceylan ed adoro Garrone perché bisogna correre rischi nella vita senza aver paura. Sorrentino non ha corso alcun rischio, anzi ha scelto semplicemente la strada più facile da percorrere. Non paragoniamo la m.erda con la cioccolata.