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THE VOICES regia di Marjane Satrapi

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hghgg     7 / 10  14/05/2015 12:37:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bizzarra e stralunata Black Comedy firmata Marjane Satrapi e Michael Perry, autore della sceneggiatura. Si tratta di un film importante nella carriera della Satrapi: questo è il suo primo film americano, il primo girato in lingua inglese e non solo; è anche il primo film di cui lei è regista unica, senza la collaborazione di Paronnaud, e soprattutto è il suo primo film non tratto da una sua opera a fumetti. Il tutto escludendo la produzione super-indipendente "Band of Jotas" enorme càzzeggio di Marjane in cui ha fatto la regista, sceneggiatrice, attrice protagonista, produttrice, direttore della fotografia, costumista, elettricista, operatore di macchina, scenografa, montatrice e porta-bibite.

A parte questo dicevo, "The Voices" è il primo film in cui la Satrapi fa la regista, punto. Senza "l'ancora" della personale e ottima auto-trasposizione delle sue straordinarie opere letterarie, "Persepolis" ovviamente in primo luogo.

Qui l'autrice iraniana naturalizzata francese da forse il definitivo via alla sua carriera di regista ed entra nel circuito del cinema americano. Purtroppo tra le mani ha il lavoro di uno sceneggiatore un po' patinato e a mio avviso non esattamente eccezionale, dalle idee a volte anche buone ma parecchio confuse.

Però, e sarà che sono di parte, a me il film è piaciuto, ci sono delle cose carine dentro quanto delle cose bruttarelle e un po' irritanti ma nel complesso è una discreta Black-Comedy che si piglia un mezzo punto in più perché sto ancora ringraziando la regista in questione per quello che ha scritto 15 anni fa, quando a mettersi dietro la macchina da presa forse nemmeno ci pensava.

Non so è una strana Black-Comedy, viaggia tra la mente malata del protagonista portando lo spettatore nel confuso e sottile limbo tra la realtà e la fantasia con le immagini filtrate attraverso la mente del protagonista (fantasia: casa ordinata, nessuna decomposizione e animali e teste parlanti; realtà: casa di schifo in un macello di sangue, frattaglie e teste semi-decomposte) e devo dire che la Satrapi riesce a rendere tutto abbastanza fluido, più di quanto invece non riesca a fare la sceneggiatura.

L'idea centrale del film è quella di rendere in qualche modo "reali" le voci udite da una mente schizofrenica, qui concretizzate nel cane e nel gatto parlanti del protagonista, i quali agiscono anche come sorta di coscienza conflittuale, rappresentando i due lati del protagonista, il bene e il male insito in ognuno di noi, il conflitto interiore tra l'Angelo (il cane, il bene) e l'Assassino (il gatto, il male). Tanto perché Marjane Satrapi si merita anche la più bella citazione possibile da un testo del poeta di Ealing Peter Hammill (leader e mente dei Van Der Graaf Generator) che qui capita a fagiolo.

Intendiamoci il film non è così profondo anzi è tutto trattato in maniera più grezza e spicciola, inoltre è una Black-Comedy quindi è tutto smorzato dall'ironia e dalla leggerezza di fondo. L'idea del gatto e del cane parlanti e anche delle teste parlanti, è anche il fondamento comico del film.

Non sempre questo lato funziona alla grande ma in generale devo dire che ho trovato lo stile ironico del film molto adatto a quello della Satrapi stessa (si veda il finale, un po' del ***** ma in effetti molto satrapiano, c'è pure Gesù d'altronde lei da bambina parlava con Dio e lo confrontava con Marx, eh). Inoltre grazie soprattutto al magnifico, bellissimo e malvagio gatto del protagonista (un genio quel felino) qualche dialogo veramente riuscito, tagliente e divertente c'è. E poi quando il protagonista porta la testa morta alla sua psichiatra e c'è lei che urla, la testa che urla e il gatto che se ne esce con un acuto tenorile meraviglioso per unirsi al coro ecco in quella scena ho riso veramente.

Il gatto per inciso è il miglior personaggio del film di gran lunga. La sua voce e quella del cane sono dello stesso protagonista, ossia Ryan Reynolds. Sappiamo tutti che Reynolds è un cane a recitare e stavolta pure un gatto; infatti è molto più bravo nell'interpretare i due animali che il suo vero e proprio personaggio (meglio di altre volte perché con quell'espressione ebete e unica che si ritrova gli hanno ritagliato attorno una figura adatta). Nel prestare le voci al cane e al gatto ha fatto un buon lavoro e risulta anche divertente, in quanto a recitare mettendoci la faccia, vabè...

E il gatto, devo aggiungere, oltre ad essere il miglior personaggio recita anche molto meglio di una Anna Kendrick qualunque (anche lei, meglio di altre volte ma le "altre volte" si chiamano "Twilight" quindi abbiate pazienza se non ho molta stima per gente così...)

Invece è sempre godibile Gemma Arterton sia all'inizio che dopo come testa parlante, ci sono dei momenti in cui da vita a spassosi dialoghi con il solito gatto. Il cane è più anonimo ma simpatico.

Mi è piaciuta la rappresentazione del contrasto tra realtà e fantasia e sono buone le inquadrature della Satrapi nella casa del protagonista, tra le vaschette con tutti i pezzi dei corpi, lo squallore generale. Bella ad esempio la scena in cui muore la Arterton sembra una scena di Mr. Bean in versione Black Comedy e la Satrapi va forte nel girare le scene che ne esaltano il lato ironico e grottesco.
Altri momenti sono più forzati, anche registicamente, penso ai flashback o al momento in cui la Kendrick scopre "l'antro" del protagonista, non sono sequenze fluide e non riescono a trasmettere interesse. Poi il finale è davvero smorto, e qui è colpa della sceneggiatura.

Alla fine la sceneggiatura si basa tutta sull'elemento comedy grottesco del matto che parla con i suoi animali, loro gli rispondono, cane buono, gatto malefico, poi lui comincia ad uccidere e inizia il conflitto interiore. Fine. Ma non c'è nulla oltre, non un vero e proprio sviluppo narrativo, non una storia convincente, non un finale solido anzi quello è proprio buttato lì perché in qualche modo si doveva pur finire, ed è anche banale.

Il film quindi ha dalla sua la discreta regia della Satrapi e la bella idea portante dei personaggi parlanti nella distorta mente del protagonista, cane, teste e soprattutto il riuscitissimo gatto. C'è qualche scena divertente e qualche scena ben fatta ma anche un po' di roba inutile e una sceneggiatura che non riesce ad andare da nessuna parte e che finisce come un qualcosa di eccessivamente impalpabile e si perde anche il divertimento (a parte il gatto tenore, appunto, ma è una gag di 15 secondi). Peccato, la scena di lei (la Kendrick) che scopre che il tizio è un killer poteva essere fìga, la Satrapi da anche l'atmosfera giusta, eppure quel momento non dice proprio nulla, certo con due attori veri...

Sempre e comunque viva Marjane Satrapi, in ogni caso come regista può e deve migliorare. Un esordio come "regista pura" in parte interessante e riuscito ma, diciamo così, molto acerbo. Magari farà meglio in futuro, sperando che le diano una sceneggiatura migliore che abbia un senso che vada oltre una bella idea da Black Comedy come quella del gatto parlante malvagio nella mente di un pazzo.

Comunque non male. E mi viene sempre da pensare, dopo aver tanto amato "Persepolis" (il fumetto eh, per quanto bello sia stato il film-riassunto), cosa diavolo ne penserebbe di questo film la sua mitica nonna :)