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THE VOICES regia di Marjane Satrapi

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MonkeyIsland     7 / 10  24/12/2015 16:00:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pur essendo molte spanne sotto al geniale (e sempre attuale) Persepolis la Satrapi dimostra un'indiscutibile abilità nel campo delle commedie nere confezionando un'opera difficile da gestire visto l'abbondare dell'elemento grottesco.
E' forse la prima volta che riesco ad apprezzare Reynolds che ritengo uno degli attori più cani nel globo terracqueo e il merito va sopratutto alla geniale caratterizzazione del suo personaggio che pur restando sempre nel limbo tra l'essere un emerito idiota e un pazzo in totale paranoia riesce a rimanere impresso, bene anche il resto del cast.
I momenti geniali abbondano

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, peccato per un finale insipido.
Comunuque va premiata l'originalità e spero che qualche anima porti questo e Cheap Thrills da noi visto l'enorme carenza di black comedy decenti negli ultimi anni.
hghgg  24/12/2015 16:08:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vabè "Persepolis" era tutto un altro discorso. Era la sua vita, la sua storia, il film il riassunto di quell'opera. Ovvio che fosse più... Tutto. Questo è il primo suo film da regista-regista e devo dire che è un buon "esordio". Le voglio un gran bene.
MonkeyIsland  24/12/2015 16:16:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'entra poco che fosse la sua storia personale visto che è pieno di registi e scrittori che trasponendo opere "personali" hanno fatto strafalcioni inenarrabili, il vero colpo di genio di Persepolis è stato raccontare una storia così tragica in modo ironico e scanzonato per avere il maggior bacino di pubblico possibile senza però rinunciare a raccontare la brutalità della dittatura.
Anzi sono dell'idea che stili come quello e Valzer Con Bashir funzionino meglio di tanti film piagnoni e melodrammatici.
hghgg  24/12/2015 16:48:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si sono d'accordo ma l'idea non era quella di avere un maggior bacino di pubblico, al massimo quella è stata la conseguenza, e poi stiamo parlando di un bacino d'utenza del mondo fumettistico non cinematografico, quello è un'altra diretta conseguenza dello stile usato nel fumetto che, semplicemente, è il naturale modo di essere della Satrapi sempre contraddistintasi per la grande ironia e auto-ironia. "Persepolis" per come unisce riso e pianto mi ha quasi ricordato Chaplin.

Parlavo della sua storia per sottolineare quanto fosse un'opera a se stante e particolare per la Satrapi, il fatto che fosse di prima qualità per il suo stile e la sua capacità narrativa era la base di partenza sottointesa. Quindi la trasposizione cinematografia la considero naturalmente riuscita sarebbe stato impossibile il contrario (lo ha gestito lei riprendendo paro paro quello che aveva scritto) mentre un film come questo è importante perché segna il suo passaggio definitivo da fumettista che si diverte a trasporre al cinema le sue opere a regista cinematografica. Da tenere d'occhio anche in questo campo.