caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

YOUTH - LA GIOVINEZZA regia di Paolo Sorrentino

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
The Jack     6½ / 10  25/05/2015 11:11:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando ho visto la grande bellezza mi è piaciuto. Poi l'ho rivisto e mi è piciuto un po' di più. L'ho rivisto ancora è l'ho trovato splendido.

Non so se mi capiterà lo stesso con questo, a me Sorrentino è sempre piaciuto. Le conseguenze dell'amore è un ottimo film, per avendo delle forzature nella sceneggiatura, ma la storia c'è, eccome che c'è. Così come nell'amico di famiglia e in This must be the place, probabilmente i miei preferiti.

I problemi qui per me sono 2: la sceneggiatura e Sorrentino.
La storia è minimale, diciamo funzionale allo scopo di trattare 3/4 tematiche (giovinezza/vecchiaia, passato/futuro, semplicità/complessità), ma davvero troppo scarna, noiosa e in qualche modo stanca per appassionare o incuriosire davvero. Lo si capisce presto che le cose non cambieranno e le frasi ad effetto che vorrebbero far riflettere non dicono poi molto.
Poi c'è il problema di Sorrentino che si copia infinite volte, troppe. Se si guarda This must be the place c'è già dentro tutto Youth. Stesse inquadrature, stesse carrellate o zoomate, stesso utilizzo delle musiche, stessa struttura narrativa dove i frammenti anche molto distanti tra loro compongono la storia.
Per me questo è mancanza di coraggio e creatività. Capito che sono bravo a fare una cosa, la rifaccio, praticamente uguale. Si, cambio location, interpreti e riflessioni, ma nella sostanza stile e climax generale rimangono gli stessi.

Spero si rinnovi perchè nemmeno Leone che ha fatto 5 meravigliosi western dove la sua mano si riconosce, è arrivato, anche se avrebbe potuto, a copiare se stesso così tanto.
The Jack  25/05/2015 11:25:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Volevo aggiungere una riflessione sul fatto che Sorrentino o si ama o si odia, senza mezze misure.

Si, fa molto effetto, ma mi sembra una stu.pida.ggine messa li per giustificare l'assenza di un attento giudizio.
Sorrentino come qualsiasi regista si ama quando fa un buon film e si odia quando lo sbaglia. Come i calciatori, si amano se fanno una buona partita, si odiano quando giocano male.

In questo caso trovo il film più che sufficiente per il panorama cinematografico generale, ma lo trovo insufficiente per Sorrentino quindi non lo amo e non lo odio. Questo non significa che mi lascia indifferente.
elio91  25/05/2015 11:41:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Penso sia diverso. Se ogni autore gira sempre lo stesso film in fondo, come diceva Pasolini, allora un autore con un ego smisurato girerà ancora di più lo stesso film ogni volta, per quanto diverso, lo stesso.
Quindi ovvio che ci siano le mezze misure tra spettatori e critici ma saranno molte di meno perché i film di Sorrentino, come s'è capito, dividono a metà. C'è chi lo rifiuta in toto, chi ne apprezza anche quelli che sarebbero per altri i difetti per rifiutare un cinema che da sempre si pone come divisivo (guarda i giudizi dei Cahiers, che ne parlano in termini non solo dispregiativi ma insultanti, o quelli di altra stampa estera che lo elogiano tirando in ballo sempre Fellini).
Ed ecco, forse è giusto l'accostamento con Fellini, ma sbagliato nel non specificare che Sorrentino con Fellini non ha nulla a che vedere nello stile, nello sviluppo delle tematiche, addirittura a volta sembra essere il contrario del cinema felliniano. Ma ne condivide la creazione di una forma-cinema, un mondo-cinema, dove entri e sei portato in giro, anche in posti che potrebbero non piacerti. Se stai al gioco, bene. Altrimenti la reazione è proprio quella di un rifiuto in blocco.
Sorrentiniano, non felliniano, e non è un caso.
Non la ritengo quindi una stupidaggine ma una scelta ben meditata, quella di parlare di amore o odio senza condizioni - mettendo in conto che le sfumature, grazie a dìo, esistono.
Sul film non voglio dire nulla di più di quel che ho già scritto: è un delicato, ironico e sensibile esorcismo della vecchiaia e della paura della morte, in cui confluiscono ossessioni sul/del cinema, con messaggi semplici che altri definirebbero semplicisti perché magari vanno al cinema con l'idea che Sorrentino sia un guru che comunica verità assolute. Dimenticano che i suoi personaggi possono permettersi di spacciare verità assolute come caramelle Rossana perché nel loro mondo gli è permesso. Se entriamo in contatto con loro, ci emozioniamo, ed è quello che è successo almeno a me.
Credo che il cinema voglia dire ancora questo principalmente: emozione. A lavorare di testa, preferisco farlo dopo e l'ho fatto. E questo film per me è migliorato. Credo sia ai livelli della Grande bellezza. Meno spregiudicato, meno ossessivo nella dispersione ma più attento ai dettagli, eppure anche per questo sono film profondamente diversi: anche se è vero, un autore gira sempre lo stesso film. Per fortuna.
The Jack  26/05/2015 12:10:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sorrentino sa di aver fatto centro con la Grande bellezza. Oscar, critica divisa, ma comunque tanti premi ed elogi. Quindi si ripete, anzi alza il tiro e diventa ancora più minimalista, elevando il suo stile a marchio di fabbrica. Così quelli che non lo amavano prima finiscono per odiarlo. Chi lo capiva, sentendosi ‘eletto’ finirà con l’osannarlo.

Ma uscendo dai premi, dalla storia recente di Sorrentino e del cinema italiano, ogni film è un film.
Ogni opera è una cretura e il compito della critica, idealmente, sarebbe quello di prenderla dalla testa ai piedi, guardarle il ****, annusarle l’alito e valutarla così com’è, da sola, prendendo le distanze anche da se stessi come estimatori o denigratori del regista.

Ogni autore ha uno stile e una visione del mondo che si porta dietro in ogni film, ma la distanza tra le sue opere sono una misura del suo talento. Prendiamo i fratelli Coen, anche loro sono molto riconoscibili, ma tra i successivi Fargo e Lebowski c’è un abisso sotto quasi ogni punto di vista. O per fare degli esempi più conosciuti, c’è parecchia distanza tra Barry Lyndon e il Dottor Stranamore o tra Shining e 2001. Intravedi uno stile, ma ogni volta vedi un’opera nuova, un’emozione diversa. Quantomeno si cambia genere, contenuti e messaggi. Per non parlare della struttura stessa dei film. I film dei Coen e Kubrick sono come individui di paesi diversi.
Quelli di Sorrentino sono tutti cugini del dramma, più o meno spregiudicati come dici, ma imparentati. Gli ultimi tre sono come fratelli con lo stesso scheletro, la stessa pelle lucida, tutti e tre che si crogiolano parecchio sulla condizione umana. Un cinema esistenzialista che chiede aiuto alla musica. Un cinema che a me anche piace, tutto sommato, ma ormai inizia a stancare. Come dice il Jocker sopra di me, del quale condivido molti spunti, "La giovinezza" di Sorrentino è un altro flop della stessa regia, ma nel contesto pubblicitario mediatico "La giovinezza" è un altro capolavoro della stessa regia.

E qui sta il 5 e mezzo, il dal sei al sette. Perché il film non è un brutto, non è un cinepanettone, non si può dire che sia un film inutile, ma è povero nell’intreccio e non mi ha catturato fino in fondo. Non mancano le tematiche, lo stile, la cura dei dettagli, manca proprio l’emozione. E poi far spacciare ai personaggi delle pseudo verità assolute, per quanto gioco della finzione, risulta sempre un po’ irritante perché le verità assolute o non sono tali o sarebbe il caso di smitizzarle: per me ‘ricordati che devi morire’ non è più una verità assoluta è ‘Sì, sì, no, mo' me lo segno’.

elio91  26/05/2015 12:45:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non c'è bisogno di ricordare che ogni film è un film, il culto della personalità non sta bene nei confronti di uno molto ironico e autoironico come il personaggio in questione. Quando parlavo del "si ama/si odia" era riferito alle istanze critiche, dove c'è un totale squilibrio e ci sarà sempre da questo momento in poi. Credo sinceramente di essere da talmente tanto tempo su questo sito, e di aver visto così tanti film, da saper valutare ogni film a sé, pur con le mie preferenze naturali, o le mie idiosincrasie.

Ma guarda, lo stile di Sorrentino è da sempre marchio di fabbrica, e non concordo con la tiritera del "ha capito che ha fatto centro e si ripropone". In realtà già questo film è diverso dalla grande bellezza, in cui la dispersione se possibile era accentuata mentre qui rientra in uno schema narrativo dove si cerca, nel possibile, di raccontare una storia "semplice", mentre nel precedente si vagava per il vuoto della città e della dispersione dei personaggi.
Non è un caso che i Cahiers abbiano da sempre un rifiuto ostico verso Sorrentino, e che alle lodi per Il divo loro abbiano risposto picche con parole molto pesanti ("disgustoso").
Ed è altrettanto chiaro che ogni opera sia diversa anche da parte di chi ha uno stile ben definito. Ma questo non significa che un autore si rivoluzioni totalmente in ogni film.
Sinceramente questo Youth prosegue nella spiccata sperimentazione formale dei precedenti, ma davvero è così simile a La grande bellezza? Per me assolutamente no, sono completamente diversi, parlano di cose diverse, i personaggi sono diversi, persino lo stile è meno dispersivo ed esasperato, laddove qui sono le scene di raccordo tra una sequenza e l'altra quelle che nel precedente invece erano la struttura portante del film.
Se avessi voluto vedere di nuovo La grande bellezza avrei messo 1 a questo e me lo sarei rivisto direttamente. Ogni film di Sorrentino è completamente diverso dall'altro, se non si resta abbagliati dalle girandole visive. Ci fu (e c'è ancora) chi vede in Giulietta degli spiriti un "Otto e mezzo al femminile" quando non centra nulla: se non la riproposizione della crisi di mezza età, ma in un ambiente, in contesti e con derive narrative e stilistiche totalmente diverse. Era Fellini ad essere sempre Fellini. E lo fu sempre di più. Ma il Casanova era uguale al Satyricon? Nonostante uno stile sempre più monolitico e riconoscibile, sono diversi. Pur nelle loro somiglianze, a volte si toccano, a volte si contraddicono, e parlano di Fellini, ma parlano di lati inesplorati di Fellini. Sono ricerche, autoanalisi, costruzioni di storie, brandelli narrativi o sensoriali.

E quindi davvero si può paragonare This must be the place a Youth? O al Divo? Io ci vedo solo la stessa ossatura malinconica e di stanchezza, ma per il resto, e integro le parole di Pasolini, un autore fa lo stesso film per fare film diversi. Anche l'ironia di Full metal Jacket la ritroviamo in Arancia meccanica ma non è abbastanza per parlare di stesso film. Eppure il marchio di fabbrica è quello. E poi non ne parlerei come di un difetto, quando dico che "gli ultimi tre film di Sorrentino[...] si crogiolano parecchio sulla condizione umana". E che significa? Kubrick ci ha costruito su un'intera filmografia. I Coen hanno realizzato un bestiario di cretini, presenti in ogni dove in ogni loro film.

Anche i personaggi che parlano con verità assolute in bocca, ma sinceramente: chi se ne fòtte? Non guardo cinema per carpire verità assolute e Sorrentino non è un guru. C'è il rischio che a guardare Eduardo/Luca Cupiello che chiede "te piace o presepio" si pensi che a Eduardo piaceva il presepio. La creazione dei personaggi passa attraverso frasi che a me paiono fatte? Pazienza. Nel mondo sorrentiniano ci stanno bene.
Concludo dicendo che ovviamente ognuno ha reagito diversamente al film. E mi ha sorpreso constatare che molte persone - più di quelle che pensavo - si erano invece emozionate più di me alla fine del film, e ne stiamo discutendo in questi giorni.
Mi sembra che sia un film riuscito sotto tutti i punti di vista, comprese le svaccate.
The Jack  26/05/2015 15:57:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sembri poco obiettivo. Ti allontani di miglia per vedere le somiglianze tra i film di kubrick o dei coen ed entri nel dettaglio per evidenziare le differenze tra i film di Sorrentino.

Non si fanno le misure con metri diversi.
Il protanoista degli ultimi 3 film sono sempre maschi maturi, di mezza o terza età, diciamo stanchi della vita, immersi nel ricordo di quel che fu e con una forte apatia verso il presente e il futuro.

Sono lo stesso personaggio, altro che i coen o kubrick che certo se ti allontani di miglia le trovi le analogie.

Delle verità forse non mi hai capito. Io non le cerco proprio, non credo che nessuno sia un guru, ma a volte un personaggio si risolve con una frase fatta e mi pare un po' poco.

elio91  26/05/2015 18:41:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è questione di obiettività: è che a scandagliare bene, Grande Lebowski e Burn after reading hanno molti più punti in comune che Il grinta e A serious man. E così immagino i film di qualunque autore sulla faccia della terra dotato di un minimo di talento abbiano somiglianze e differenze a seconda dei casi, ma punti in comune che sempre si possono scovare.
Se ho risaltato le differenze con Sorrentino era proprio per dire che ce le vedo, tra un suo film e l'altro.
Sui personaggi stanchi della vita, apatici e immersi nel ricordo... bene, è così. Ma con sviluppi diversi, concezioni della vita diverse, esperienze diverse.