caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

YOUTH - LA GIOVINEZZA regia di Paolo Sorrentino

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Terry Malloy     9 / 10  26/05/2015 19:51:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ma da un po' di tempo ho ricominciato a sentire molto bene, se mi concentro, singhiozzi che ebbi la forza di trattenere davanti a mio padre e che scoppiarono quando, più tardi, mi ritrovai solo con la mamma. In realtà essi non sono mai cessati; ed è soltanto perché la vita si è fatta adesso più silenziosa intorno a me che li sento di nuovo, come quelle campane di conventi che il clamore della città copre tanto bene durante il giorni da far pensare che siano state messe a tacere e invece si rimettono a suonare nel silenzio della sera" (M. P. - Combray)

Proust aveva capito perfettamente la nostra mente e il tempo interagiscono in forme che molto più spesso sono legate al dolore che alla gioia. Proprio per questo l'avventura del suo enorme romanzo e della sua ricerca fu di risalire la corrente e riscoprire la fede in un'umanità che superi il dolore e si confonda con l'assoluta mancanza di frustrazione che regna nella natura. I personaggi di questo film vivono le stesse intermittenze del cuore che provava il Narratore della Reserche, e mentre alcuni sono in grado di reggere il loro peso, altri vi soccombono. La leggerezza è una forma di perversione.
Ciò che cerca di fare Sorrentino con la sua scrittura è rendere visivamente ciò che Proust (e Céline) resero con la parola e l'intreccio romanzesco. Questo, a mio avviso, lo catapulta automaticamente nell'olimpo dei grandi artisti europei, dal momento che è più che noto che questi due scrittori ebbero pochissimo seguito nella nostra biblioteca*. Non sto chiaramente dicendo che il cinema di Sorrentino sia paragonabile ad alcuni tra i pilastri della storia intellettuale del Novecento, sto dicendo che il regista ha avuto il coraggio di perseguire alcune tematiche che sentiva come personali, degne di essere raccontate in inedite forme, e di continuare un filone che è specifico della storia della letteratura, non intrecciato con nessun altro campo, come spesso avviene per scrittori con poca inventiva e tanto studio erudito alle spalle.
"Gli intellettuali non hanno gusto", ovviamente non è vero. Alcuni fra gli scrittori che lo stesso Sorrentino più ama sono intellettuali, penso a Flaubert e Dostoevskij, o lo stesso Novalis, una delle nuove linee guida di quello che chiamo "canone sorrentiniano". Il regista napoletano ha un'inedita libertà, però, rispetto agli intellettuali a cui si riferisce polemicamente: per lui riprendere la complessa estetica di due giganti come Proust e Céline è naturale come per loro fu naturale riprendere quella del gigante su cui loro stessi stavano a cavalcioni: Flaubert. Per Proust il tempo della vita espresso dalle analessi esterne, dalla trama disfunzionale, dal tempo iterativo dell'Educazione sentimentale, per Céline il discorso sull'oriente e la scienza espresso nei Tre racconti e in Bouvard et Pecheuchet, nonché l'intera tradizione del viaggio romantico. Quello che cerco di dire è che Sorrentino ha eliminato tutte le sovrastrutture che culturalmente il cinema, il nostro cinema, si porta dietro, quello che Fellini chiamava "il compitino sociologico", sovrastrutture di un Paese in cui gli intellettuali hanno da sempre costituito un numero superiore a quello dei veri creativi. Riguardo alle sprezzanti critiche, un po' paternalistiche, un po' diffidenti, che ho letto in giro, io penso che il coraggio di questo regista vada ben oltre a quello di chi lo critica, e penso che un po' di sano campanilismo nazionalistico, come ce l'hanno i francesi e gli statunitensi, non guasterebbe. Operazione differente, ma in qualche modo analoga, l'ha compiuta Garrone, portando sullo schermo italico un fantasy, per di più tratto da un capolavoro misconosciuto della nostra letteratura, finora peraltro esclusivo appannaggio della critica accademica.
Dato che sono in tema-Sorrentino (una sorte che è già toccata a Moretti, e da cui spero questo grande regista scrittore possa svincolarsi presto, magari calcando meno di maniera), credo che la pecca del film sia duplice, per quanto veniale: l'averci infilato troppe sue paure molto personali e autobiografiche, cosa che ha distolto l'attenzione della sceneggiatura dal tema di fondo, YOUTH, e non perché le dette paure non siano legate al tema, ma perché ne depotenziano l'universalità. Questa è l'unica ragione per cui gli ho preferito La Grande Bellezza. In questo infatti ho visto meno Sorrentino e più Jep Gambardella. E qui vengo alla seconda pecca: l'Autore ha giustamente tentato di svincolare la sua trama da una struttura troppo incentrata sul pdv esclusivo di un personaggio forte e carismatico, come sempre prima d'ora. Da Titta, a Cheyenne, Geremia e Jep, il modus edificandi del plot era sempre avvinghiato a questo personaggio chiave, da cui si dipanava la storia, da cui guardavamo al mondo (di Sorrentino), e da cui pendevano gli altri personaggi, più deboli, certo, ma non meno interessanti. Inutile dire che, a parere personale, si era creato un equilibrio perfetto. Avventuratosi su un sistema misto, con protagonista adombrato da altri protagonisti, specie Mick, importantissimi sul piano tematico, ma meno capaci di interagire tra loro, si ha varie volte un effetto di vuoto, un effetto di debolezza strutturale, che in un maestro della penna come Sorrentino non siamo soliti avvertire.

Torniamo al film. Ritengo che il colpo di genio non sia in nessuna scena, ma nell'intera estetica a cui Sorrentino è ormai indissolubilmente legato. Nel tempo, l'interesse per la storia è venuto meno, ed è emerso il vero talento del regista nel saper rendere un tempo sospeso che, attenzione, non si dà nei movimenti della mdp, ma nella stessa presentazione dei personaggi. Quelli che vediamo non sono uomini o donne, non sono ruoli, non sono figure di una meccanismo finzionale. Sono un contrappeso della realtà. Sorrentino non fa film, come Mick Boyle o come l'attore in crisi professionale interpretato da Paul Dano. Sorrentino utilizza il mezzo per una sua personalissima ricerca della verità. La sua realtà di uomo, di regista, di padre e marito, di osservatore ammaliato dallo spettacolo del mondo (immagine iniziale e finale) viene riprodotta sulla pellicola per ciò che sta dietro a questa stessa realtà osservata, è la sua immersione nella profondità della vita, il tentativo di mostrare ciò che viene trasfigurato nella mente dall'esperienza. Ciò che è inevitabile è che i personaggi ci sembrino abnormi (Maradona), patetici (Mick), apatici (Fred), ma comunque per nulla somiglianti a persone reali. Eppure è su questo che si fonda il meccanismo illusionistico inventato da Sorrentino: che i suoi film non sembrino nemmeno film storie, dispositivi semiotici che si inventano a tavolino come gli sceneggiatori antipatici che lavorano con Mick. Ed è per questo che Sorrentino è anche la prima vittima del suo stesso meccanismo. La tentazione di filmare la propria vita è grande. Di trasferire se stesso nella sostanza delle sue storie è il suo peccato, a cui si accosta come un bambino voglioso di esperire il proibito. La paura di vedere sua moglie Daniela in fase di demenza sminuisce la portata eccezionale dell'ultima immagine in cui la figlia Lena si abbandona allo scalatore, una splendida immagine simbolica dell'amore e del suo coraggio, come le paure legate al personaggio di Mick (troppo autobiografico) inquinano la bellezza di questo personaggio, sempre sul punto di scattare, ma per l'appunto meno universale di un Jep o di un Geremia de Geremei. Siamo anni luce dai primi esercizi di stile, anni luce dall'incongruo This must be the place (che pure ho apprezzato), ma la sensazione che il film manchi di una coerenza universale si fa forte proprio quando Mick ruba la scena a Fred, personaggio troppo involuto per poter dispiegare la riflessione sull'apatia, che avrei davvero voluto fosse eletta a palpito tematico dell'intero film. Eccezionale rimane l'interpretazione di Caine, che salva in parte un personaggio a cui è stato ingiustamente tolto dello spazio. Come non ammirare il suo concerto naturalistico (Sorrentino non è un regista, è un artista proprio perché i suoi film, come la musica, "ci sono", non hanno bisogno di essere capiti, e non ci vuole un dottorato di ricerca in sociologia o filosofia per riconoscervi il tocco mistico), come non ammirare la bellissima scena, davvero incentrata sulla Giovinezza, di un dialogo tra Paul Dano e Michael Caine, quello in cui si parla della generosità dell'amicizia, di Stravinskij, e in cui si riassume il senso dell'intero film.
"Sto sempre tornando a casa, alla casa del padre".
Personalmente è in questo che un artista si rivela maturo. Saper ricordarsi del proprio passato, più che anticipare il proprio futuro. Commento questo film che sono ancora giovane, e vivo in una casa che non è più quella di mio padre, ma mi sento ancora debole e ho bisogno che una figura paterna e apatica mi guidi nelle mie domande. Personalmente per me la giovinezza è stata colta da questo film in questo. La giovinezza è quando si cerca di tornare a un momento prima di questo, e che ha il tratto inconfondibile del dolore.
Sabatoun  29/05/2015 10:22:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io Proust e Celine li lascerei stare . Mi spiego: non perché sorrentino non ne sia all'altezza, ma per l'aggio che inevitabilmente il cinema paga alla letteratura, in termini di profondità e di bellezza. Quello che Proust e Celine hanno fatto risuonera' finché vi sarà vita sulla terra, di nessun regista , nessuno , si può dir cotanto. Con rispetto.
Terry Malloy  29/05/2015 13:32:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non è una questione di maggiore nobiltà della letteratura rispetto al cinema (cosa su cui Proust avrebbe peraltro seri dubbi, vista la sua enorme passione per l'arte e la musica, e sono sicuro, avrebbe avuto anche per il cinema), ma di canone. Sorrentino legge e rielabora tematiche proustiane e céliniane (e non solo). Quindi un discorso critico non si può esimere dall'individuare in cosa Sorrentino riprenda e in cosa abbia invece sviluppato qualcosa di originale, perlomeno di indipendente o di trasfigurato. La Grande Bellezza si apre con la citazione iniziale di Viaggio al termine della notte, per dire. L'intero universo di Sorrentino nasce e si propaga dalle sue letture, lo ha affermato spesso lui stesso. Il suo immaginario, specie quando stende la sceneggiatura, le sue domande e le sue tematiche sono totalmente letterarie, e in specifico (siccome ha gusto) di grandi autori europei. Per quanto riguarda l'essere o no più eterni, il futuro lo giudicherà, quindi lo trovo un giudizio, se non superficiale, inutile e informulabile. Certi film di Kubrick e Chaplin risuoneranno in eterno, esattamente come certe serie televisive e certe opere della storia dell'arte. L'importante è che il lavoro sia fatto bene. Saluti
El merendero  01/08/2015 13:23:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo centottanta 10, un'altra ottantina di 9,5 e centosessanta 9, il vecchio Terry Malloy avrebbe sganciato un nuovo 10 per questo film ... concedimelo.

Il tempo ti ha cambiato, ti ha indurito forse? Che è successo? Qualche anno fa il passo da Proust a Bergson sarebbe stato breve. Non avresti negato qualche similitudine tra le inquadrature di Sorrentino e le pennellate di Jacques-Émile Blanche. Ti saresti calato nella prosa di André Gide e con la sua voce avresti confrontato il partenopeo al venezuelano Hahn, legati dal medesimo tardo-romanticismo.

Prima componevi messe e madrigali. Ora mi fai commenti "da camera" ... Mi confondi. Spero che durante questi mesi tu abbia cambiato idea, correggendo il vecchio voto, nel giusto e più sereno 10 (anticipabile quindi confortante).


elio91  26/05/2015 20:08:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chapeau, Kapo.
Terry Malloy  26/05/2015 20:29:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
puntuale come un orologio SVIZZERO.
elio91  26/05/2015 20:56:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gli svizzeri solo quello hanno inventato nella loro storia. Maledetti li odio.
Gabriela  03/06/2015 09:43:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
<3
Terry Malloy  05/06/2015 18:14:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
<3 <3 <3
ds1hm  27/05/2015 17:17:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...quando anni fa mi connettevo ogni giorno a questo sito finii per capire che le parole che scrivevano alcuni utenti erano troppo belle per i film cui erano destinati. Temo che questo sia uno di quei casi. La personalizzazione del tema trattato rende il commento un'opera d'arte, e relega il film da corollario al commento stesso. Non sono d'accordo a priori con te, non ho guardato il film e non so se mai lo guarderò. Osservai la grande bellezza per i primi pochi minuti e per un senso di rispetto al cinema dovetti spegnere lo schermo. Troppo furbo il sorrentino.
Terry Malloy  27/05/2015 21:40:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ahahahah, sento un po' odore di troll, ma mi lusinga tutto questo tuo complimentarti. Ti ringrazio, insomma. In ogni caso, non penso che l'apprezzamento del film e del regista sia divisibile da quello del commento, nel senso che io elogio molto il film e Sorrentino, quindi al di là della qualità scrittoria (dubbia) del commento, il suo apprezzamento va di solito in concomitanza con il gradimento del film. Ti sconsiglio la visione di Youth, è molto legato all'estetica della Grande Bellezza, e non vorrei che la tua sensibilità cinematografica ne fosse urtata. A presto!
ds1hm  04/06/2015 11:47:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
no...no..nessuna provocazione, credimi.
Solo dopo averti scritto mi sono accorto che l'ultima volta che mi ero connesso avevo risposto ad un commento di Luci della Ribalta. Il commento era il tuo e allora oltre a odore di troll potevi sentire odore di persecuzione...ma non mi ero proprio reso conto che si trattava dello stesso utente...cioè te...mi scuso.

Terry Malloy  05/06/2015 18:14:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ora mi ricordo e si è dissipato il senso di troll. Scusa la diffidenza, è solo che mi era parso un insolito complimento!