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CONTAGIOUS - EPIDEMIA MORTALE regia di Henry Hobson

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Quarta Zona     6½ / 10  30/07/2015 01:01:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La flanella non mi dà tregua.

Premessa propedeutica. * scorrere fino all'asterisco per passare al commento del film

Ai tempi delle medie avevo un compagno che tutti, me compreso, chiamavano Zizou.
I suoi genitori erano pieni di soldi, ma per tre anni lo vidi sempre con la stessa camicia di flanella. Era la sua uniforme, doveva omologarsi al cattivo gusto della moda anticonformista per entrare a far parte del club degli alternativi.
Io, poco glamour e troppo introverso, optai per la terza via, quella che portava all'esclusione da qualsiasi tribù – cosa che poteva costarti la decapitazione durante la ricreazione.
Erano tempi difficili insomma.
Fu durante uno di quei pericolosissimi intervalli che scoprì la più grande passione di Zizou, i Nirvana.
Che due pxlle quei Nirvana! Fin dal primo ascolto capì subito perché Zizou li aveva eletti a sua unica ragione di vita: i lamenti del loro cantante, un belloccio con il Rolex al polso e la chitarra sempre scordata, erano la rappresentazione in musica del finto disagio che Zizou cercava di ostentare insieme ai suoi amici. I Nirvana erano la flanella musicale, tant'è che un giorno vidi un video di Kurt Cobain su TMC e non fui per nulla sorpreso dal fatto che indossasse la stessa camicia di Zizou.
Quanto ho odiato i discorsi di Zizou sui Nirvana e il grunge, tutto quel ridicolo entusiasmo adolescenziale per una band di cui non poteva capire nemmeno le parole.
Poi arrivarono le superiori, le nostre strade si divisero e per un po' di tempo ci perdemmo di vista.
Un bel giorno lo rividi ed era cambiato, aveva smesso di fare finta, nulla in lui era sopravvissuto del periodo grunge. Lo Zizou che conoscevo, il compagno di scuola che mi aveva fatto odiare i Nirvana e le camicie di flanella, era morto.
Maledetto Zizou! per te dev'essere stato facile seppellire tutto, ma non per me. Ancora oggi, quando mi capita di vedere qualcuno con quelle terribili camicie, o se parte una canzone dei Nirvana alla radio, incomincio a pensare a quei momenti. Non ti perdonerò mai.

* With the lights out, it's less dangerous. Here we are now, entertain us. I feel stupid and... Contagious – Epidemia mortale.

A differenza di quanto potrebbe suggerire la presenza degli zombie e di Arnold "Spaccatutto" Schwarzenegger, il film è tutt'altro che un action/horror, piuttosto è la storia di un dramma familiare in cui un padre assiste impotente alla degenerazione dell'amata figlioletta, infettata da un virus non specificato e prossima alla fase finale. Non è un caso che il titolo originale sia "Maggie", come il nome della povera malcapitata, ma qui, in Italia, hanno pensato bene che il titolone "Contagious – Epidemia mortale" - tre parole una più roboante dell'altra – avrebbe permesso una pesca di (micro)cefali maggiormente fortunata.
La trama, va da sé, è molto semplice. Maggie, una sedicenne orfana, scopre di essere contagiata e scappa in città, ma il padre – Schwarzenegger nel ruolo del contadino Wade Vogel - va a riprenderla e la porta nella casa di campagna, dove vive Caroline, la matrigna della ragazza. Il governo, intanto, ha stabilito che i contagiati devono venire isolati, ma nessuno sa con certezza cosa accadrà dopo e Maggie non vuole finire in quarantena. Con il progredire della malattia, però, Caroline decide di prendere i suoi due figli e andare via da casa, lasciando Wade da solo con Maggie. Da qui in poi si assiste al dramma di un padre che tenterà in tutti i modi di non farsi portare via la propria figlia e di vivere con lei, nella maniera "meno dolorosa" possibile, gli ultimi giorni che le restano da vivere.
Quindi, cari cybernauti, lasciate ogni speranza, voi ch'amate la serie di Resident Evil.
Lo sconsiglio vivamente a tutti i sedicenti appassionati dei film di zombie, anche perché potrebbero rimane delusi di fronte all'apparizione - davvero rara - di qualche vero esemplare di non morto, ancora di più se la cosa viene abbinata a una totale assenza di caricatori svuotati e teste esplose.
Eh sì, perché il film è drammatico e non c'è spazio per l'azione.
Quando leggo cose del tipo "film lento… non decolla… dove sono gli zombie?", non posso che ridere di chi si affanna a criticare un prodotto che non è stato pensato per la gente assuefatta allo stile costantemente sovraeccitato del cinema dell'ultimo decennio.
In conclusione, un film sobrio, intimista e coraggioso, capace di uscire dai cliché del genere, usando un agente patogeno che trasforma la gente in zombie per raccontare la tragica realtà di molte persone, ovvero il dramma di chi convive con la grave malattia di un proprio caro.
Molto bella la fotografia, una tonalità fredda e desaturata che trasmette un forte senso di malinconia. Benissimo la Breslin (Maggie) e il suo make-up durante le varie fasi della mutazione.
Probabilmente si poteva lavorare di più sui dialoghi, sviluppare meglio alcuni personaggi secondari e il rapporto tra i vari protagonisti, non solo tra Caroline e Wade, ma soprattutto tra Caroline e Maggie. Altra nota negativa è l'ingombrante presenza dell'inespressivo Mister Muscolo nel ruolo centrale del papà, ovviamente il tentativo di farlo recitare non poteva che dare un modesto risultato, seppure sia una delle sue prove migliori.
Interessante ma con dei limiti. 6,5

Chissà, con un grande attore nei panni di Wade Vogel… o forse è soltanto colpa della camicia di flanella che Arnold indossa nel film?

Quarta Zona, qui va tutto bene.