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EISENSTEIN IN MESSICO regia di Peter Greenaway

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elio91     8 / 10  24/05/2018 13:39:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo la parentesi opaca da metà anni '90 all'inizio anni 2000, Greenaway è tornato. Il suo cinema è sempre più libertino, privo di pregiudizi, provocatorio, oltre che magistrale fusione di vari linguaggi (compreso quello narrativo, per quanto resti tutto subordinato all'immagine) che fanno rivivere una stagione di scoperta - scoperta di un paesaggio caldo, sensuale, pieno di possibilità per un Eisenstein fuori patria (oppressiva, formalista, rigida) che si riscopre ragazzino e decide di sperimentare come non mai in vita sua.
Alla fine, con Eisenstein in Messico Greenaway ci mostra un film che si sta facendo e non è mai finito.
Dopo il film su Rembrandt continua il periodo felice della vecchiaia del regista gallese. Tutto si fonde con naturalezza a differenza di alcune opere di assestamento precedenti in cui sembrava aver smarrito la strada in uno stile avanguardista del tutto sterile. Ma le avvisaglie del ritorno c'erano già state con i Tulse Luper (purtroppo difficili da reperire, tolto il primo film).