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LA TERRA DEI MORTI VIVENTI regia di George A. Romero

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bobnash     10 / 10  17/07/2005 17:10:07 » Rispondi
Riappare, dopo un lungo silenzio, George A. Romero, il regista di «La notte dei morti viventi», «Zombi» e «Il giorno degli Zombi», l'inventore del genere che lo ha reso famoso, l'horror ambientato nel mondo dei trapassati. «Land of the Dead», in uscita questa settimana negli Stati Uniti e il 15 luglio in Italia, è il quarto film della serie e vede protagonisti Dennis Hopper, Asia Argento (il papà Dario è stato il produttore del secondo film della serie «Down of the Dead», «Zombi»), John Leguizamo e Simon Baker. Il film racconta un mondo in cui i morti hanno preso il sopravvento e i pochi vivi sono costretti trascorrere l'esistenza in una città fortificata da mura, Fiddler's Green, oppressi all'esterno dagli zombie e all'interno da una specie di despota (Dennis Hopper) che, circondato da mercenari senza scrupoli, sfrutta gli abitanti della città a suo piacimento. Hopper interpreta la caricatura perfetta del perfetto nuovo repubblicano, dice ad esempio «noi non scendiamo a patti con i terroristi», come se fosse il ministro della Difesa americano Rumsfeld. E infatti questo è un film, forse il primo dopo anni, «politically incorrect» e ben sapendo di esserlo. I riferimenti alla società attale sono continui ed evidenti, così com’è stato sempre per i film di Romero. I cattivi dunque questa volta non sono i morti, che anzi vogliono solo essere lasciati in pace. Al contrario, sarà il gusto per il massacro dei vivi che porterà i morti alla rivolta. Prima morti viventi, senza pensieri autonomi, ora saranno esseri sospesi fra la vita e la morte e molto, molto arrabbiati. C'è sempre una valenza sociale nei film di Romero ed è per questo che gli amanti del genere horror lo considerano un mito. Il suo segreto, dice, è riuscire a dare uno spunto attuale, quasi cronachistico, al film: «C'è una scena con un passaggio di carri armati per le strade della città. Facile trovare un'assonanza con ciò che succede oggi. Gli zombi potrebbero essere gli afgani, gli iracheni, ma anche gli americani. A Fiddler's Green c'è un ordine, un'amministrazione, un potere forte, ci sono ingiustizie sociali. Nulla di nuovo». Ma Romero da che parte sta? Con i vivi o con i morti? «Io ho sempre simpatizzato per gli zombi, hanno un che di rivoluzionario. Rappresentano il popolo solitamente senza idee autonome che a un certo punto si ribella. Eravamo noi nel '68. E ora siamo morti, no? I nostri ideali sono morti». Come mai questa passione per gli zombi? «Tutto è iniziato leggendo un romanzo di Richard Matheson, ”I Am Legend”. Una prima versione cinematografica del libro era ”The Land Of The Last Man On Earth” di Vincent Price. In quel libro e in quel film ebbi l'intuizione della valenza sociale di questo tema e volli cominciare dall'inizio. Tracciare una sorta di percorso degli eventi. Il primo film della serie fu ”La notte dei morti viventi”. All'inizio non pensai nemmeno agli zombi, avevo in mente del mangiatori di uomini, solo in seguito capii che erano zombi». Questo è il primo film in cui i morti imparano a prendere le armi e lottare a loro volta contro i vivi. «Non proprio il primo, in ”Down of the Dead” c'è alla fine un morto che imbraccia un'arma. I morti non ricordano le cose dei vivi, hanno in mano un'arma ma non sanno cosa farne finché non vedono altri oppure, presi da un impulso di rabbia, riescono a ”ricordare”». La rabbia come impulso alla rivoluzione: è questo il messaggio? «Alla rivoluzione o al terrorismo. È sempre più difficile tracciare la linea che divide un terrorista da un patriota. E poi pensiamoci: se c'è gente così arrabbiata con gli americani una ragione ci sarà, no?». In alcune battute il leader dei vivi, Dennis Hopper, ricorda il presidente Bush o qualcuno dei suoi collaboratori... «Appena abbiamo discusso del suo personaggio è stato lo stesso Hopper a dirmi: ”Questo tipo deve sembrare Rumsfeld, ti dispiace se lo faccio così?”». E Asia Argento? «Grande attrice anche lei. E poi l'ho vista crescere. Negli anni ho visto crescere lei e i suoi tatuaggi». Lavorerà ancora con suo padre? «Non abbiamo piani ma mi piacerebbe, ne parliamo spesso». Sempre lo stesso genere di film, non si sente in trappola? «No, amo questo genere di film, e poi non sono il tipo di persona che vive per il lavoro. Ho delle idee, ho ancora un sacco di cose da fare ma non ho troppa fretta di farle».

84lestat  17/07/2005 17:21:00 » Rispondi
okkey abbiamo capito che a Romero non piace l'America.... ma il film ti è piaciuto solo xké politicamente scorretto?
paul  17/07/2005 18:01:45 » Rispondi
penso più che altro che a Romero non piaccia la politica americana, ma non può non amare l'America essendo anch'egli statunitense. Non è che chi non ama berlusconi o prodi o d'alema o fini o bossi o bertinotti...non ami l'Italia...
84lestat  17/07/2005 18:08:57 » Rispondi
io quello intendevo (anche se non l'ho detto molto chiaramente :-D). cmq la mia domanda non ha nessun tono polemico (anche se ora che la rileggo sembra di si). volevo solo sapere come mai gli era piaciuto così tanto da mettere 10 giusto x parlare un pò
maco  17/07/2005 18:54:14 » Rispondi
ma allora basterebbe ricordare agli zombie come si mangia un piatto di spaghetti e una bistecca e loro smetterebbero di cibarsi di carne umana !!
a meno che ...
la carne umana non sia più buona !