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LA TERRA DEI MORTI VIVENTI regia di George A. Romero

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  25/07/2005 02:24:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Vogliono far finta di essere vivi"
"Non lo facciamo anche noi? Far finta di essere vivi?"

Beh delude rispetto ai capitoli prec. (voto 6/7) eppure alla fine mi sono anche divertito. Finirà che anche il dualismo tra i due amici/nemici non mi sembrerà affatto un clichè Splendida fotografia le immagini di coda riportano alla mente i migliori episodi di twilight zone, mentre le scorribande dei motociclisti sembrano strappare consensi al cult di Benedek, "Il selvaggio". Tutto cio' non riesce a frenare comunque una certa perplessità soprattutto per i dialoghi ("Sono qui per darmi da fare. Cosa si puo' fare? Sù diamoci da fare", un bel vaff.... a chi li ha scritti) e per l'escalation tecnologica del nuovo episodio, dove la (twin?) tower di mr. Kaufman fa pensare altrimenti a 007.
Eppure anche "the land of the living dead" merita di essere visto, Romero in testa come l'Uomo che coltiva quasi esclusivamente un'ossessione (come per altri versi Lucas). Ma soprattutto per quegli indiretti spiriti delle tenebre che sfruttano ogni volta la medesima funzione, ma intrigano moltissimo. La minaccia è ultraterrena, ma se la morte è la continuità della vita, essi appaiono ferocemente aggrappati al bisogno di Esistere: non dovrebbe suscitare alcuna ilarità assistere a "mostri" che mimano goffamente - con le loro estinte divise di lavoro - i loro antichi mestieri, nè la pur brutale seduzione di un'arma da caccia per proteggere la loro eterna dannazione mortale. E' qualcosa che commuove, che svela tutta l'inquietudine di un r.i.p. negato. Ma per noi comuni mortali è soprattutto il brivido dell'imprevisto, l'agguato nella notte, il crimine che attenta alle nostre precarie sicurezze. E' strano come il film sembri una parodia wasp del classico di Carpenter, "Fuga da New York", con l'abilità sfruttatrice di Kaufman pronto a sovrastare su ogni tipo di miseria e legalità, altresì punito per aver osato "divinizzare" la sua opera imperialista. Per Romero l'uomo non smetterà mai di fagocitare i propri impulsi di potere, neanche quando il bisogno primario è soprattutto la propria e altrui sopravvivenza. Cio' che rende interessante il film è l'aspetto elementare della terra assunta a fuga e protezione di sè, rimossi temporaneamente i tempi della minaccia dall'alto (esplodono, col loro senso di straniante stupore, solo "fiori dal cielo") non resta che l'espressione di un terrore insidioso, improvviso, guardingo verso chi ci sta vicino. Neanche l'uso massiccio della tecnologia riesce a destituire quel senso di orrore e tenerezza che alberga nelle esistenze trafitte di vittime o carnefici. Paradossalmente c'è un cuore anche nel pasto (nudo) di questi antropofaghi del nuovo secolo. Con un messaggio più o meno dichiarato di probabile sconfitta della finta umanità che si cela attraverso il potere: che sia sconfitto, "divorato" dalla sua stessa meschinità, lasciato ai posteri di un sogno comune di ricostruzione e altruismo


paul  25/07/2005 12:14:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grande commento