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NABAT regia di Elchin Musaoglu

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Estonia     7½ / 10  13/10/2016 18:45:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una donna non più giovane, Nabat, conduce un'esistenza durissima assieme al marito malato in una casa in cima al mondo: una minuscola abitazione nei pressi di un villaggio di montagna dell'Azerbaigian. Il villaggio è stato abbandonato a causa della guerra civile che inesorabilmente dilaga e che le ha già imposto il sacrificio della perdita di un figlio. Ma le perdite che ella deve subire in breve tempo si accumulano: i pochi abitanti del paesino fuggono a causa dei bombardamenti e anche il marito muore lasciandola sola, condannata a una condizione di isolamento e privazioni. Nabat resiste con coraggio e dignità alla fatica e alla disperazione, ma le sue forze si spengono a poco a poco come i lumi a petrolio che lei si ostina a tenere accesi nelle case ormai disabitate affinché le notti sui monti siano meno buie e un barlume di vita possa continuare a illuminare il vuoto.
Un film che scorre lento nella cornice meravigliosa di una natura immota le cui immagini sorprendono per suggestione poetica e armonia. I piani sequenza si susseguono mostrando distese d'erba e lunghe mulattiere, densi banchi di nebbia e fronde cullate dal vento, dettagli di case e angoli nascosti del villaggio. Splendide inquadrature dall'alto disvelano scorci della moschea deserta con il pavimento coperto di tappeti, cumuli di macerie e suppellettili, e interni domestici devastati dai crolli.
Pochi i dialoghi e i suoni rarefatti: il respiro affannoso di Nabat e l'eco dei suoi passi lungo i sentieri, l'ululato lamentoso di un lupo che si aggira nei dintorni della casa, il rimbombo lontano delle cannonate.
Film rigoroso e doloroso al tempo stesso, in cui la figura femminile assurge a simbolo della forza d'animo che non si arrende di fronte alle avversità del destino e lotta finché le energie glielo permettono. Finale quietamente malinconico e dolcemente visionario.