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THE VISIT regia di M. Night Shyamalan

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  08/01/2016 11:26:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non perde il gusto per il finale a sorpresa il buon M. Night Shyamalan, regista controverso, spesso criticato -a mio parere non sempre con ragione-, bistrattato dai più, ma ancora una volta capace di reinventarsi sposando un genere totalmente ignorato dai registi più affermati. "The Visit" è infatti un found footage capace di discostarsi dal solito subdolo guazzabuglio da mal di testa. Del resto, checchè se ne dica, non siamo al cospetto del tipico mestierante in cerca di facile gloria mediante il genere più accessibile. Semmai Shyamalan attraverso esso cerca il rilancio, adeguandosi con modestia a una situazione inedita per lui.
L'alter ego del filmaker indiano è una ragazzina aspirante documentarista che, accompagnata dal fratello minore, si reca in visita ai nonni mai conosciuti. Un soggiorno atto a rinsaldare rapporti distrutti anni prima da un'adolescente ribelle, ovvero la madre dei ragazzi, fuggita per amore da una realtà agreste troppo soffocante.
L'occasione è quindi ghiotta, la richiesta degli anziani coniugi apre spiragli pacificatori e i due protagonisti accettano di buon grado la settimana da passare nelle innevate lande di Masonville, Pennsylvania.
Le stranezze però non tarderanno a manifestarsi, soprattutto durante le ore notturne il comportamento dei padroni di casa comincerà a lasciare dapprima di stucco e poi a inquietare i giovani ospiti. Shyamalan gestisce con astuzia il desiderio di sapere, trascina attraverso momenti genuinamente ansiogeni (ottima la scena della telecamera nascosta o quella dell'inseguimento), regge bene una volta scemato l'effetto sorpresa offrendo un tipo di cinema che è soprattutto rivisitazione, non solo dell'horror moderno, ma anche del thriller dei tempi che furono (Hitchcock torna più volte, e non solo per la colonna sonora nel finale).
Poi sono d'accordo che sopravvivere alle menate da rapper del ragazzino sia roba da santi e che in alcuni momenti l'umorismo messo in campo rischi di mandare in vacca tutta la tensione ben costruita fino a quel momento. Ottima la prova di Deanna Dunagan, nonna poco affettuosa tra l'inquietante e il grottesco, vero fulcro di quella che è in fin dei conti una moderna fiaba tenebrosa. Abbandonati i kolossal e i budget faraonici Shyamalan, in sottrazione e con grande umiltà, ritrova buono smalto creativo.