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MONSIEUR VERDOUX regia di Charles Chaplin

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kafka62     6½ / 10  07/04/2018 11:29:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
All'inizio del film, nell'inquadratura sulla quale scorrono i titoli di testa, si staglia, un po' a sorpresa, l'inconfondibile profilo di Charlot, ma a giudicare dagli esiti di "Monsieur Verdoux", questa ombra sembra simboleggiare più il senso di vuoto provocato nell'autore dalla scomparsa del suo personaggio che non un rapporto di naturale continuità con il passato. Infatti, anche se Bazin afferma provocatoriamente che Verdoux altri non è se non Charlot travestito del suo contrario, nel film si sente, eccome, la mancanza dell'omino con la bombetta e il bastone di bambù cui Chaplin è da sempre, direi quasi ontologicamente, legato. Non è solo una retrograda nostalgia per qualcosa che si è cristallizzato nella dimensione incorruttibile del mito, ma la constatazione, a mio parere ineccepibile, che il cinema di Chaplin perde moltissimo sia dalla assenza della maschera di Charlot che dalla non più procrastinabile "sonorizzazione" che ne deriva. I film di Chaplin sono sempre stati caratterizzati da una certa fragilità narrativa, insita, credo, nella loro struttura a gag in sé del tutto concluse e autosufficienti; essi sono però salvati dalla straordinaria fantasia e dall'inesauribile creatività (in una parola, dal genio) dell'autore. Venuta inevitabilmente meno la "vis comica", indispensabile per sopperire alla sostanziale mancanza di unità stilistica delle singole sequenze, Chaplin ha cercato di dare un maggior peso specifico al messaggio e all'intreccio, ricorrendo a delle costruzioni drammaturgiche maggiormente elaborate. In "Monsieur Verdoux" il risultato appare però deludente: l'andamento del film è didascalico, diseguale, semplificatorio, debitore per giunta di una logica teatrale del tutto superata (vedi la scena introduttiva in casa Cuvais). Tutta la prima parte del film è fatta di scene che non hanno alcun valore se non come "facili" espedienti di sceneggiatura per mettere direttamente "in situazione" il protagonista (l'arrivo improvviso del postino, che rivela, insieme con l'inceneritore in funzione, che Verdoux ha appena ucciso una delle sue mogli), per farne risaltare i tratti "apparenti" del carattere (la visita della signora Grosnay, che dà spunto all'asfissiante corteggiamento del neo-vedovo) o ancora per spiegare il suo passato (l'incontro con l'ex-collega della banca, che funziona un po' da flashback). Quando poi Chaplin decide di far entrare in scena dei personaggi secondari, è solo perché gli serve un pretesto per far progredire la storia (così l'amico farmacista è strumentale per ispirare a Verdoux l'idea del veleno). Per non parlare poi delle clamorose semplificazioni e schematizzazioni distribuite lungo l'intero arco della storia (dalla farmacia situata proprio dirimpetto al night fino al non certo casuale mestiere – fabbricante d'armi – dell'amante della ragazza). Peccato, perché in certi passaggi Chaplin mostra invece un notevole gusto per l'ellissi (l'assassinio della signora Floray è descritto con la semplice entrata e uscita di Verdoux dalla camera della donna) e per il paradosso (Verdoux deplora la violenza contro i gatti dopo aver massacrato con totale indifferenza un essere umano).
Da un punto di vista formale, il film risulta pesantemente condizionato dalla macchinosità della struttura narrativa. Dai campi-controcampi meccanici e ripetitivi ai raccordi eccessivamente "guidati" (per fare un solo esempio, quando inventa il gag del contrappunto sonoro tra Verdoux che suona il pianoforte e la domestica che bussa alla porta, Chaplin si sente in dovere di mostrarci anzitempo un'inquadratura della donna fuoricampo, prima di ritornare al protagonista nel salotto), dall'uso eccessivamente teatrale della macchina da presa alla scarsa incisività delle trovate comiche (alcune delle quali, come quella del tentato uxoricidio in barca, sono di dubbio gusto, mentre altre, come il gag dello scambio della tazza con il veleno, sono migliori, ma di stampo fin troppo tradizionale). "Monsieur Verdoux" dimostra di essere nel suo complesso un film involuto e senile, incapace di aggiungere alcunché alla fama del regista de "La donna di Parigi". Messe da parte le preoccupazioni stilistiche, Chaplin ha potuto dare libero sfogo alla duplice vena che da sempre serpeggia nei suoi film: quella melodrammatica e quella dell'invettiva sociale. Sotto il primo aspetto, si segnala una sovrabbondanza di elementi patetici (la moglie di Verdoux e l'uomo amato dalla ragazza che si vuole suicidare sono entrambi paralitici, la crisi economica getta sul lastrico lo sfortunato protagonista, ecc.), che sembra prefigurare il ben più spinto sentimentalismo di "Luci della ribalta", mentre sotto il secondo aspetto "Monsieur Verdoux" appare preordinato a un messaggio di critica sociale che, pur condivisibile nella sostanza, lo rende un film a tesi dalla chiara, e a tratti ingombrante, impronta ideologica (al processo, Verdoux, che ha ucciso per puro istinto di sopravvivenza e che la Società ipocrita e bacchettona condanna a morte per esorcizzare la propria cattiva coscienza, afferma: "In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più perfetti per lo sterminio in massa della gente. E quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà, e magari in modo più scientifico. Come sterminatore sono un misero dilettante al confronto… Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo, il numero legalizza"). A differenza di quanto avviene ne "Il dittatore", la sequenza finale di "Monsieur Verdoux" è tuttavia la migliore del film, pervasa com'è da una incontestabile dignità e da un senso di nichilistica grandezza (negli occhi di Verdoux scorgiamo per un istante la tragica volontà di morire). In fondo, Verdoux che si avvia, con le mani legate, verso la ghigliottina percorre, anche se in direzione contraria, la stessa strada del Charlot di "Tempi moderni".
Filman  07/04/2018 14:17:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Charlot e il cinema sonoro non possono convivere nella stessa equazione, è molto semplice. Infatti Verdoux non c'entra nulla, è drammaticamente borghese e il filtro è la commedia. Il personaggio storico di Chaplin era comicamente povero e con una vena triste. Non c'è niente di nostalgico.