caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MONSIEUR VERDOUX regia di Charles Chaplin

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Terry Malloy     9½ / 10  08/12/2013 21:11:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Orson Welles vantava di aver suggerito a Chaplin l'idea di questo capolavoro. Ma Forse si trattava solo di un suggerimento che riguardasse lo spunto, l'aneddoto, un po' come Gogo'l ebbe la "dritta" sulle sue Anime Morte da Pushkin. Ma che aneddoto è la storia di Barbablù? Più difficile, per Orson Welles, che forse è stata la controparte negativa di Chaplin, o perlomeno è l'unico artista del cinema (e ce ne sono pochi di "artisti" nel cinema) a essere degno di stare alla pari con l'unica vera mitologia della storia della pellicola, più difficile per lui aver intuito in che cosa la storia di Verdoux avrebbe segnato una meta tanto inquietante nell'impeccabile filmografia di Charles Spencer Chaplin.

L'aneddoto è ciò che rende questa storia appetitosa? O è vedere, come osservava Bazin, che Monsieur Verdoux è un'immensa, totale, irraggiungibile, maestosa, inquietante resa dei conti con la società innanzitutto, ma soprattutto con se stesso, con il mito di Charlot. Nessuno come Chaplin ha saputo riassumere in se stesso l'idea di artista impegnato, mente animoque, nell'interpretare il suo ruolo fino in fondo. Inevitabilmente i suoi film hanno sapore autobiografico. Indicare una fenomenologia chapliniana è lavoro di una vita, forse due. Chaplin è andato oltre ogni concetto, ha incarnato il suo personaggio e l'ha reso un alter-ego della società. Sarebbe curioso trovare chi diventi alter-ego da se stesso. Forse è impossibile, forse l'unico alter-ego che possiamo concepire, l'Autre, è la società. Ricordo una puntata dei Soprano dove uno scienziato arriva a parlare di Schroedinger, del fatto che è solo la coscienza che divide, separa, discerne, e che in realtà è tutto indissolubilmente unito. Chaplin è un corpo estraneo alla società e perciò abbiamo, sul finevita, l'immenso personaggio di Verdoux. Un personaggio davvero interessante è un personaggio non integrato. Ancora più interessante se perfettamente integrato eppure estraneo. L'analisi di André Bazin è imprescindibile per parlare di questo film, che è una sorta di preludio a Breaking Bad. Come non pensare a Walter White, al suo "cervello", l'intelligenza con cui si supera il confine, con cui si sconfigge il destino fino al gran finale? Gli eroi negativi devono sempre morire, nella morte essi si integrano con ciò che essi hanno distrutto. Essi sono dei ex machina che si sono divertiti con il giochino della società. Sono esseri automatici eppure umani fino all'inquietante. Il cervello e il cuore. Chaplin era logorato da questa dicotomia organica e sentimentale. I suoi personaggi sono estremamente dolci e diabolici. Tifano per la vita a tal punto da opporsi a un'intera società. Parlare di questo film è difficile, troppo per un commento. Io penso che Chaplin sia stato tra i pochi geni del cinema, per averne compresi gli sviluppi futuri, per aver ideato film che raccontassero un'intera vita, di servizio e opposizione alla Società, e per farlo egli concepì la magnifica e totalizzante idea di perdersi dietro a un personaggio, di sfumare i bordi dell'immaginario, di diventare celluloide, di farsi concretamente personaggio. Orson Welles era un attore immenso, ma nessuno quanto Chaplin riuscì a sporcarsi le mani con l'arte. Verdoux è solo la summa di un'arte consumata, quella di ingannare tutti, e insegnare. Verdoux è uno dei veri falsari wellesiani, ringraziamo che sia solo un personaggio.