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FOUND regia di Scott Schirmer

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  02/09/2015 11:35:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il piccolo Marty scopre in casa propria una borsa da bowling contenente una testa mozzata. Non gli ci vorrà molto per capire che Steve, suo fratello maggiore, è un serial-killer.
Il terrificante segreto resta però sepolto tra le mura permeate di ipocrisia della tipica villetta di provincia; un po' perché il ragazzo teme la reazione del fratello, ma soprattutto perché questi appare come l'unico in grado di capirlo, di consigliarlo, di proteggerlo da un mondo in cui le vessazioni scolastiche sono all'ordine del giorno, mentre gli adulti si limitano ad abbaiare imposizioni.
L'unica nota anarchica concessa sono i film horror di cui Marty è grande fan, oltre alle sanguinose graphic novel che realizza sognando supereroi vendicatori alla Spawn.
Piacevolmente vintage (dovremmo trovarci a fine anni '80, inizio '90) "Found" si rivela come un percorso di crescita anomalo, un passaggio all'età adulta per nulla banale, un concentrato macabro in cui il protagonista viene brutalmente posto davanti ad una scelta difficile, resa ancor più complicata dalle tendenze folli del fratello, suo unico punto di riferimento.
Il promettente Scott Schrimer concede gore con parsimonia (tra l'altro gli omicidi di Steve non vengono mai mostrati) ma quando decide di sfoderare l'artiglieria pesante infila sequenze decisamente disturbanti, sfruttando un' intrigante trovata metafilmica in cui Marty prende coscienza delle (possibili) gesta del folle consanguineo e di cosa potrebbe comportare la scelta di rinnegare la sua riconosciuta attitudine di "bravo bambino".
Tra una citazione a "Macabro" di Lamberto Bava e a numerose strizzate d'occhio al cinema indie di Buttgereit (tappeto sonoro, la maschera del killer stile "Nekromantik" e le atmosfere cupe mi hanno ricordato molto il regista tedesco) si giunge ad un finale forse esagerato ma tutto sommato possibile, frutto di un'escalation che trova catarsi solo nel gesto estremo. Ancora una volta quel poco che viene mostrato basta e avanza, Schrimer inquieta portando a galla il lato più oscuro di noi stessi, spesso alimentato da una società in cui il razzismo (non solo inerente il colore della pelle), la prevaricazione e l'umiliazione del più debole creano mostri. Quei mostri che furbescamente, spostando con abilità l'attenzione, si dice creati da film, fumetti, musica, in realtà escrescenze tanto degeneri quanto inevitabili di ciò che siamo diventati.