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NON ESSERE CATTIVO regia di Claudio Caligari

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  24/05/2016 11:25:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ambientato ad Ostia nel 1995 "Non essere cattivo" è il terzo ed ultimo film di Claudio Caligari, scomparso durante il montaggio dello stesso.
Facile il confronto con il cinema di Pasolini, realismo e ambiente borgataro alimentano il parallelo senza troppi sforzi, nel racconto di vite costrette dal contesto a (soprav)vivere come possono, magari evitando la prematura uscita di scena.
C'è un simbolico margine a limitare Cesare e Vittorio, una gabbia socio-culturale in cui come bestie feroci sono relegati, dalla quale non si possono liberare nonostante il tentativo di aderire ad uno stereotipo di consuetudine famigliare che tuttavia non garantisce la felicità.
Canzonette techno ossessionanti, sballi nevrotici, audaci e nervosi nel passaggio generazionale dall'eroina alla coca e soprattutto la capacità di sbarcare il lunario con metodi mai legittimi: sono i paria di un paese avviato verso l'illusorio nuovo boom economico.
Si vorrebbe svoltare ma in fin dei conti tutti sanno bene dove si trova, e per sempre si troverà, il loro mondo. Si erge minaccioso proprio alle loro spalle, mentre osservano quel mare capace di far sognare. C'è la battigia lurida sferzata dal vento e uno scenario urbanistico scomposto all'interno del quale si muovono a caccia come lupi affamati, ombre della periferia, figli dell'appendice ignobile della vicina capitale.
La bravura degli interpreti e in particolare di Luca Marinelli salta subito all'occhio, Alessandro Borghi sorprende nonostante qualche eccesso nelle scene più allucinate, ma Caligari tieni bene le redini dell'operazione non andando mai a sovraccaricare. La sua è un' aderenza energica e possibile, sicuramente pessimista nell'affresco offerto, nonostante i momenti livemente comici ed altri a carattere surreale.
Districarsi dalla melma non è facile, il senso di vuoto è riempito da rabbia ferina pronta a sciogliersi in lacrime momentaneamente catartiche. C'è la commozione mai gratuita, in essa è racchiuso il lato più intimo e personale nell'urgenza del regista di definire l'umanità sepolta, tuttavia resistente e ostinata che si cela dietro la minacciosa scorza di vite private d'ogni opportunità.