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INSIDE OUT regia di Pete Docter, Ronaldo Del Carmen

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Terry Malloy     9 / 10  27/02/2016 16:10:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
What if feelings had feelings?

Qualcuno ironizzava così alla notizia che la Pixar avrebbe realizzato il suo ultimo film parlando di sentimenti presenti dentro la testa di una bambina di nome Riley. In realtà, l'ironia era perlopiù bonaria poiché il film è qualcosa di davvero sorprendente.

La trama è nota: Riley è una bambina come tante, figlia unica di due amorevoli genitori della classe media, gioca ad hockey, come tanti in Minnesota, è onesta e ha tanti amici. Nella sua testa tutto ciò corrisponde a una cabina di comando collegata alle isole della Personalità. Ciò che nella vita fa Riley corrisponde alle dette Isole, ciò che invece nella vita é Riley, specie in relazione a quei mondi che compongono la sua personalità, è la cabina di comando. Il comando è lasciato alla difficile, pressoché casuale (è uno degli elementi su cui il film lascia in sospeso la spiegazione) interazione e armonia tra le cinque principali emozioni umane: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto (a cui qualcuno vorrebbe aggiungere la Sorpresa). Questi esserini colorati e simpatici cercano di guidare Riley fuori da una difficilissima fase della vita di ciascuno di noi: un trasferimento, che avviene peraltro in piena fase adolescenziale. Molti si sono limitati a sottolineare il fatto che lo schema mentale rappresentato dal film (con la collaborazione alla sceneggiatura di due importanti psicologi americani), ossia il tentativo rocambolesco di Gioia e Tristezza di tornare alla plancia di comando, sia la rappresentazione (formalmente ineccepibile) del passaggio di Riley alla fase puberale. Ma a mio avviso c'è di più: è anche la rappresentazione di una fase depressiva, dovuta al trasferimento (allo sradicamento della personalità dal luogo in cui essa si è formata) della famiglia di Riley a San Francisco. Devo aver letto da qualche parte che un trasferimento può essere traumatico quanto un lutto. Ed ecco che per un'ora e dieci la Pixar ha il merito di trasferirci in tutte le zone del cervello, restituendoci milioni di suggestioni, su tutte (almeno a livello di scrittura) la disfunzionalità delle emozioni e l'impressione di enormità del cervello di Riley rispetto alla sua condizione di bambina. Non parliamo poi delle soluzioni visive. Forse uno dei film più importanti del nuovo millennio.