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DAREDEVIL - STAGIONE 1 regia di Phil Abraham, Adam Kane, Ken Girotti, Farren Blackburn, Euros Lyn, Steven S. DeKnight

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Dom Cobb     8 / 10  26/09/2015 16:34:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In seguito all'evento che tutti si ostinano a chiamare solo "l'incidente", la città di New York e, in particolare, il quartiere di Hell's Kitchen, è caduto nelle mani della criminalità organizzata. Ad ergersi contro il vortice di violenza che gira intorno alla misteriosa figura di Wilson Fisk, vi è un uomo che di giorno è un avvocato cieco e di notte uno spietato vigilante...
E' strano ritrovarsi a commentare qualcosa di cui non si è un grande fan: da amante del cinema come intrattenimento, posso dire che l'idea di avvicinarmi alle serie televisive non mi è mai piaciuta. Non sono il tipo da aspettare un'intera settimana fra un paio di episodi e un altro: il problema non sta solo in una storia che, al momento di procedere, già ti sei dimenticato i precedenti, ma anche nel fatto che raramente un paio di episodi danno la stessa soddisfazione di un paio di ore di film. I film sono caratterizzati da un certo essere autoconclusivi, mentre gli episodi di una serie televisiva sono come i singoli capitoli di un libro o scenette di cinque o sei minuti di un lungometraggio: bisogna guardarne in gran quantità per ottenere qualcosa che vada molto vicino ad essere soddisfacente in termini di storia, ma anche di spettacolarità, di cui perfino le serie più costose sembrano alquanto prive (sì, anche Il trono di spade nei suoi momenti migliori). In altre parole, a non attirarmi ai prodotti televisivi è proprio la sua caratteristica portante, ciò che decreta il successo di una serie presso il pubblico, ossia la serialità.
E a rendere questo prodotto Marvel così interessante per un pubblico non interessato a materiale televisivo, è proprio il fatto che, a conti fatti, più che una serie, sembra un unico, compatto film di tredici ore. Ogni puntata vede un avanzamento narrativo e una crescita dei personaggi costanti ed ininterrotti e, al contrario di altri show altrettanto brevi, non vi è neanche una che si possa definire riempitivo, non ci sono momenti dispersivi o atti solo a raggiungere una specifica quota di episodi.


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Ciò è frutto di un'ideazione scrupolosa e una sceneggiatura che si mantiene sempre e comunque su altissimi livelli: essa è capace di prendere quelli che, visto il modo in cui il genere supereroistico viene sfruttato al giorno d'oggi, sono essenzialmente degli stereotipi già visti e rivisti un milione di volte, e comunque renderli interessanti, dar loro quel non so che di fresco e nuovo sufficienti a spingerti ad andare avanti.
Merito, questo, di un cast ben assortito: nonostante la recitazione nella versione cinematografica di Mark Steven Johnson non mi sia affatto dispiaciuta, bisogna ammettere che anche qui gli attori sanno quello che fanno, e quello che fanno lo fanno al meglio delle loro possibilità. Charlie Cox è abbastanza convincente in entrambi i ruoli di avvocato e giustiziere, i comprimari svolgono il loro dovere con brio e competenza, ma a valere davvero la visione, sia come interpretazione che come personaggio, è il grande e grosso villain di Vincent D'Onofrio. Già il suo ruolo viene sviluppato e scritto in maniera davvero notevole,


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e la performance riesce ad aggiungere uno strato di umanità e credibilità perfino nei momenti in cui meno ci si aspetterebbe. E, visto il panorama non proprio esaltante di cattivi che l'universo cinematografico Marvel ci ha dato, direi che si tratta di una buona cosa.
E infine, a contornare questo potente mix di dramma giudiziario, poliziesco e supereroistico, un lato tecnico da brividi, che si ispira un po' a Nolan e un po' a un certo cinema noir vecchia scuola. La fotografia viaggia su ottimi livelli, l'uso di luci, ombre e colori da vita a una Hell's Kitchen sgradevole e degradata, dove brutte cose di ogni genere possono accadere dovunque, comunque a chiunque. Una nota particolare meritano le crude scene d'azione e alcuni picchi di violenza degni di un film di Tarantino.


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Paradossalmente, però, sono proprio i toni e le atmosfere così violente e seriose a costituire un problema, seppure minore: più volte, i produttori della serie hanno ammesso che essa fa parte dello stesso universo dei Vendicatori, e a confermarlo alcuni velati riferimenti al detto "incidente" che ha raso al suolo New York e ad alcune personalità come "un tizio con un'armatura metallica" o "un uomo con un martello magico". E il fatto è che riesce difficile conciliare un mondo così leggero, spensierato e buttato sull'intrattenimento commerciale con quello pesante, drammatico e riflessivo qui presentato. In effetti, senza i vari riferimenti, uno potrebbe facilmente dimenticarsi di star guardando un prodotto che ha a che fare con gli Avengers, o con la Marvel in generale, visto che, di primo acchito, lo si assocerebbe più con la DC.
In ogni caso, ciò è un ostacolo di poco conto, che non danneggia in alcun modo uno show che si pone fin da subito come uno dei migliori prodotti sui supereroi di sempre.


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