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LA VENDETTA DEI 47 RONIN regia di Kenji Mizoguchi

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Invia una mail all'autore del commento wega     9 / 10  20/06/2009 21:10:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho un certo timore nel commentare "Genroku Chunshingura" del Maestro Mizoguchi, vuoi per la portata in quanto film di costume di un fatto successo veramente (e ripreso svariate volte in altri film e rappresentazioni No e Kabuki), o per l' immensa portata di un linguaggio che non concede nulla alla spettacolarizzazione a cui siamo abituati noi occidentali, un film già di per sè difficile da metabolizzare solo per il fatto che si tratta di tutt' altra cultura, incomprensibile per una persona italiana come me. E mettiamoci pure le quasi 4 ore di durata. "I 47 Ronin" inizia con un ricevimento presso lo Shogun durante il quale il cerimoniere viene minacciato e leso con la spada all' interno del palazzo. L' autore, Kira (me pare), verrà costretto a fare harakiri. I 47 samurai al suo servizio diventeranno Ronin (i samurai senza padrone. Assaperlo), giurandone vendetta. Vendetta che avrò "luogo", nel pieno delle circostanze della lealtà, di una tradizione, di una ideologia, di una filosofia, condannati infine a morte dallo stesso Shogun. E' questo il film, parla di una scelta morale/filosofica tra scelte che hanno a che fare con una tradizione o la legge dell' onore. Ciò che colpisce di più (e che mette a dura prova l' attenzione dello spettatore), non è un modo di fare Cinema come quello di Kurosawa (la vendetta tanto attesa non si vedrà nemmeno e ne verrà letto soltanto un resoconto finale), quello di Mizoguchi è un Cinema di piani-sequenza, spesso trasversali a spezzare come una bisettrice lo schermo, spesso con leggerissime correzioni di inquadratura che è solito vedersi solo nei piani fissi, un modo di fare Cinema distante dai suoi personaggi (mai un primo piano) perché quel che conta è il "luogo", lo spazio, quel che Paulo Rocha definisce "il luogo del piano sequenza" dove tutto è curato nei minimi particolari per essere captato e decifrato, il luogo delle emozioni, delle sensazioni, delle persone/personaggi che ne interpretano altri, insomma il "luogo" del Cinema. Questo mi è parso Kenji Mizoguchi.