caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

BASKIN - LA PORTA DELL'INFERNO regia di Can Evrenol

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  05/05/2016 11:31:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sbaglierò, ma ho la netta sensazione che di Can Evrenol sentiremo parlare a lungo. Il regista turco dilata un suo corto del 2103 per dare forma all' inferno in terra, localizzato in un fatiscente palazzo dai trascorsi sinistri. L'idea base non è esattamente folgorante, da "Rec" in giù richieste d'aiuto scattate da edifici misteriosi si sprecano, con ovviamente annesso relativo bagno di sangue. "Baskin" riesce ad evitare le trappole del banale, caratterizzato com'è da un'oscurità asfissiante dettata da sguardi nell'abisso più tenebroso. L'implicita natura onirica alimenta la probabilità di una dimensione alternativa, quella in cui finiscono quattro poliziotti dopo l'introduzione giocata su tensioni sottocutanee tra sorrisetti allusivi e cibi non proprio raccomandabili. I dialoghi tra il serio e il faceto ci riportano alla tavolata delle iene tarantiniane, mentre l'incubo si prepara a prendere forma.
Il distacco decisivo si segnala con l'entrata nell'averno cementizio, male illuminato, quasi esclusivamente attraverso i fasci di luce prodotti dalle torce dei protagonisti. Questo (non) luogo si materializza mediante un impianto scenografico mefitico e lurido, in cui sguazzano creature di impossibile catalogazione poste alla mercè di un essere repellente desideroso di eliminare i suoi "ospiti" nei modi più violenti. Evrenol a livello di disturbo visivo nega poco, lasciando da parte ogni alleggerimento più o meno umoristico restituisce allo splatter la propria feroce e sovversiva dignità.
"Baskin" si rivela così un film dal forte impatto, in cui il contesto e le tematiche orrorifiche diventano abili rivisitazioni dell'horror italiano più psichedelico e cruento (predominano i riferimenti a Lucio Fulci), miscelato con spunti ossequiosi nei confronti del Barker di "Hellraiser" e dei "Silent hill".
Non è facile trovare un inattaccabile senso e i limiti/difetti tipici dei debutti non mancano a partire dalla voglia di strafare, però "Baskin" offre molto, brutale, eccentrico, malsano e sanguinolento, riesce a sedimentare a dovere nella memoria.