dagon 7 / 10 17/10/2015 13:16:40 » Rispondi Damiani si cimenta con la trasposizione cinematografica di un romanzo per certi versi infilmabile. L'opera della Morante è, prima di tutto, una raffinatissima ed acuta opera di introspezione psicologica, fondata sul groviglio di emozioni del protagonista nei suoi rapporti con padre e matrigna. La finezza delle pagine dell'autrice è impossibile da riportare sullo schermo, per cui il regista si limita a portare sullo schermo la vicenda, riducendola un po' all'osso, ma perdendo, inevitabilmente, i pregi maggiori del libro. A differenza di Zurlini, che aveva fronteggiato un problema simile con la successiva trasposizione de "il deserto dei tartari" ma che era riuscito comunque a realizzare una pellicola con un suo fascino peculiare, seppur diverso da quello del capolavoro di Bassani, Damiani realizza un buon film, girato con una certa eleganza, ma che spreca troppo dell''eccezionale materiale da cui partiva.