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THE WALK regia di Robert Zemeckis

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  29/10/2015 02:00:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ma la cosa eccezionale, dammi retta, e' essere normale" (Cfr. Cit.)

Se ha ANCORA UN SENSO andare al cinema, lo si deve a registi come Zemeckis, forse il piu' dotato regista mainstream in circolazione, con buona pace dell'amico Spielberg. Il suo ultimo, incredibile film non sembra ancora del tutto immune da un certo buonismo in stile Forrest Gump, ma lievita - con una mise in scene quasi surrealista che ci ricorda Hugo Cabret di Scorsese e Big Fish di Burton - la Rappresentazione di una Missione Impossibile che e' soprattutto una Palestra della Vita. L'immagine-Icona del gabbiano che raggiunge Philippe Petit sulla sua spericolata impresa e' davvero estetizzante, ma e' l'unica nota stonata di un memorabile film-tributo. Il tributo di un uomo a un Simbolo (duplice) che non esiste piu' dalla mattina dell'11 Settembre 2001, quella che i Living Colour hanno commemorato in uno dei dischi piu' sorprendenti e sottovalutati della loro carriera, qualche anno fa. E per una volta il 3-d non e' usato in modo gratuito o pretestuoso, anzi perfettamente funzionale alla storia e all'immenso pathos che regala agli spettatori. Sono veri brividi di terrore che attraversano il nostro Icaro (L'Io) mancato, mentre sognamo tutti di sfiorare il Cielo e restiamo ancorati, per paura, negli asfalti piu' rassicuranti della Terra. Ma prima di tutto il film rende un magistrale servizio al libro e al personaggio di Petit, osservando come La corda che lo sostiene sia il mezzo possibile, anzi l'unico, e per questo vettore "umano" di riconoscenza, per superare un'Impresa. E' questo che fa del film tutto quello che non e' riuscito a "Everest", la consapevolezza di un Traguardo universale e individuale che va oltre le leggi della natura, anzi supera la consapevolezza della natura e della (in) coscienza umana. Credo che la lunga sequenza della traversata rimarra' nella storia del cinema digitale di tutti i tempi, mentre il sapore da favola - a tratti dolcemente lugubre - ci riporta ai fasti di quei Sogni Rubati dove l'azzardo non era mai impossibile, anche in anni fortemente provati da mutamenti e corruzione sociale e politica (Watergate docet). Nel mirino di "The walk" resta un grande sogno antico, perche' oggi ritroviamo piu' facile aderire alle agghiaccianti "visioni" di The lobster, come se tutto quel funanbulismo vitale diventasse un preambolo alla morte, e non piu' alla Vita