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LA GRANDE SCOMMESSA regia di Adam McKay

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Godbluff2     8 / 10  19/02/2023 21:49:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prima di questo "The Big Short" nulla di ciò che avevo visto di McKay mi aveva minimamente colpito; poi andai al cinema a vedere questo, senza aspettative particolari e... Pem! Una bomba.
Con questo film McKay è diventato improvvisamente uno degli autori americani contemporanei più personali, intelligenti, riconoscibili e, perché no, coraggiosi degli ultimi anni.
Il cinema di McKay, a partire da "The Big Short" che ha rappresentato un consistente salto di qualità, è una sorta di eccellente "intrattenimento colto": gli argomenti di cui tratta sono complessi, oscuri alla maggior parte degli spettatori probabilmente, eppure con una messa in scena in equilibrio tra il furbesco e il geniale McKay riesce a renderli del tutto appetibili e comprensibili ad una fetta di pubblico molto più ampia di quanto questa o quella tematica affrontata potrebbe far pensare inizialmente; lo stile con il quale McKay costruisce "The Big Short" è uno stile "Ultra-Pop" ed eccezionalmente comunicativo, fino ad arrivare a volte al didascalismo tanta è la sua consapevolezza di dover chiarire il più possibile e nel modo più diretto a disposizione il "cosa" sta trattando e il trucco funziona, eccome se lo fa; insomma, gli argomenti trattati in questo film sarebbero teoricamente dovuti essere il mio anticristo personale e invece è tutto molto chiaro e pure molto divertente, più centro di così.
McKay elabora tutto il suo carrozzone comunicativo attraverso il superbo lavoro di montaggio di Hank Corwin, dando al film un ritmo incalzante e infarcendolo di soluzioni meta-narrative e astute comunicazioni dirette con lo spettatore oltre la quarta parete (roba che, ovviamente, non ha inventato lui ma che usa con una martellante continuità per tutte le due ore di film) con camei di vari personaggi del mondo dello spettacolo nei panni di loro stessi a spiegare complessi meccanismi matematici o riguardanti il funzionamento del mercato immobiliare, in uno spassoso cortocircuito tra il reale e la libera distorsione della realtà che in ogni modo il cinema può mettere in scena, spezzando la classicità di un fatto reale narrato dalla finzione cinematografica. McKay abbonda di trucchetti esplicativi e violenta la quarta parete, più che romperla.
Poi, be, è un film sorretto in modo fantastico anche dagli attori. Bene o male tutti convincenti, in particolare due: non lo scopriamo con questo film che Christian Bale è uno dei più grandi attori in assoluto della sua generazione (se la battono una manciata di nomi con lui, non oltre) e ormai possiamo ben dirlo, che è uno dei grandissimi nella storia del cinema americano in campo recitativo; non fa più notizia, ma vederlo in azione è sempre una goduria.
Il mio preferito però, in questo film, è stato Steve Carell, che per me offre una prestazione di eccellenza assoluta. Un bravo attore, Carell, che ogni tanto si è perso in puttanàte cosmiche di quart'ordine ma ha notevoli capacità se inserito in contesti di qualità.
Con "The Big Short" McKay comincia dunque il suo viaggio personale all'interno di alcuni tra i momenti più oscuri, fumosi, complessi e decisamente poco felici degli Stati Uniti, facendosi apprezzare anche per il lavoro di documentazione, accurato quanto più gli è possibile quando ci si imbarca dentro simili gineprai.
In modo intelligente, McKay ha trovato la chiave stilistica giusta per far restare concentrato e appassionato (magari anche solo in parte) anche lo spettatore medio mentre lo immerge con ritmo galoppante in queste parentesi nerissime e di enorme portata mondiale della nostra storia recente.
Un gran film, non c'è che dire.
adrmb  19/02/2023 22:14:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma quando arriva il papirozzo su Sciadovunterz
Godbluff2  19/02/2023 22:40:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oddio, mai ahahahha