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JOY (2015) regia di David O. Russell

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     6½ / 10  01/02/2016 19:14:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Impegno improbo anche per un buon sceneggiatore come Russell, spettacolarizzare un soggetto di cui il cinema avrebbe fatto francamente a meno, giusto il motivo per allungare il quadrumvirato con Lawrence, Cooper e De Niro, i primi 2 peraltro affossati di questi tempi un anno fa da una Susanne Bier in perenne crisi artistica, il 3° invece riacquista curiosamente con Russell parziale credibilità che vantava un tempo, il che è gia tanto dopo la sfilza di Ti presento i miei, Mi presenti i tuoi? e marchette varie.
Inusuali e forzate le derive surreali che traccia Russell a riprova di un soggetto talmente telefonato che per corroborarlo si tenta di aggiungere qualsiasi cosa, la parabola è quella dell'american dream, con i consueti ostacoli, l'orlo del precipizio e la gloria puntuale a rinfrancarne il tragitto, un'opera femminista, nella quale non a caso dal cast femminile attinge il meglio, la Rossellini e persino la Polanco (direttamente da OITNB) a contraltare di una sempre più convincente J-Law, probabilmente anche migliore de 'Il lato positivo' dove si lasciava andare a peccaminose parentesi di overacting, in American Hustle era la mina vagante e resta uno dei migliori guizzi della precedente pellicola.
Rollo Tommasi  03/02/2016 08:59:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"American Hustle" era un circo di caratteristi alle prese con una storia debole ed inutilmente complicata. La Lawrence avrebbe meritato l'Oscar più per Un Gelido Inverno che per American Hustle. Ma a quanto pare le buzzicone nevrasteniche piacciono molto all'Academy, che premiò anni prima la normalissima performance di Marisa Tomei nella commedia legal "Mio Cugino Vincenzo".
"Joy" mi è sembrato un film anticonvenzionale, diverso dai soliti clichè del Sogno Americano, dove basta il talento (qui, mi pare, che la Lawrence sia dovuta ricorrere a strumenti più affilati ed illegali del semplice talento..per evitare la bancarotta). Il Sogno americano è incastonato nella metafora del set rotante delle televendite, che vende e macella alla velocità di un frullatore impazzito. Non molto diverso, del resto, dal punta e clicca di un consenso su internet nell'età moderna. Cmq i gusti non si discutono
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  03/02/2016 15:09:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Addirittura anticonvenzionale per i metodi poco ortodossi? Joy è una cenerentola moderna che si destreggia nel mondo cannibale della mercificazione, adotta semplicemente le regole che vigono nel sistema capitalistico e vince.
La scena finale è tremendamente esaustiva, ora è lei dall'altra parte della scrivania, si allinea a quel mondo ma lo fa in maniera più magnanima, ma il tragitto secondo me aderisce ai prodromi del sogno americano, ha degli ideali li porta avanti per aumentare il benessere economico, supera gli immancabili ostacoli e diventa milionaria. Non c'è niente di male, magari capitasse anche a me lol

Quell'anno c'era Natalie Portman, è stata l'occasione per premiare uno dei migliori talenti di quella generazione, la Lawrence poi era alla prima nomination, e probabilmente non aveva neanche quel supporto che poi gli diedero i Weinstein con 'Il lato positivo'.
Meraviglioso 'Il gelido inverno', ma è un film da 2 mln di dollari, è già tanto se ha ottenuto quelle nominations.
'American Hustle' è colpevolmente astruso, apprezzai la Lawrence perchè fu una boccata d'ossigeno in un film privo di ritmo, Russell dava l'impressione di voler fare lo Scorsese andando fuori tempo.