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IL FIGLIO DI SAUL regia di Laszlo Nemes

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76mm     7 / 10  21/07/2016 09:30:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
SPOILER PRESENTI

Bella l'idea dell'esordiente regista ungherese di tentare di mostrare il non mostrabile semplicemente non mostrandolo.
La morbosa curiosità dello spettatore viene tradita in quanto, pur seguendo freneticamente i continui spostamenti del protagonista (il film è girato come un insieme di piani sequenza), la macchina da presa non ci mostra direttamente il contesto entro il quale si muove, se non attraverso un uso magistrale del suono (voci, grida, tonfi, rumori vari...) e le poche volte che si ricorre all'immagine, questa rimane sfuocata, sgranata, lascia intuire ma non mostra.
L'orrore è quindi relegato fuori dal campo visivo dello spettatore, che può solo immaginare (e quindi diventa parte attiva della visione, buona intuizione) l'inferno dentro il quale il protagonista si muove.
Anche il punto di vista è originale, quello di una vittima trasformata suo malgrado in carnefice che cerca una via di redenzione al processo di disumanizzazione che ha dovuto subire (che quel cadavere sballottato di qua e di là – in maniera oggettivamente poco verosimile - per tutto il film sia veramente suo figlio è una questione destinata a non essere risolta ma poco importa, è il valore metaforico del gesto quello che conta realmente)
Le questioni etiche che pone non sono banali.
Al passivo, una storia non troppo coinvolgente e tirata per le lunghe (la spasmodica ricerca del rabbino in barba a tutto e tutti scade nel grottesco), qualche scena un po' buttata lì che avrebbe meritato ulteriore approfondimento (es. qual è il rapporto di Saul con la prigioniera che gli dà il pacchetto?) e una chiusa affrettata e non particolarmente convincente.
Resta un film importante e coraggioso, non un capolavoro, ma avercene di opere prime così.