caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL FIGLIO DI SAUL regia di Laszlo Nemes

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
fiesta     10 / 10  25/01/2016 18:28:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una storia che, purtroppo, lascia la sensazione che non debba finire mai. Ed infatti continua negli occhi di un bambino che coglie solo un frammento della storia, l'unico sorriso del film, e lo porta con se, nel cuore di una foresta.
Dopo le due ore di film risulta difficile ambientarsi in uno spazio aperto. Ed è solo l'ultimo miracolo che regala questo film. Altro che raccontino a lieto fine sulle mostruosità dell'essere umano che vengono però riscattate dall'opera di un eroe dal cuore d'oro, o la favola dove alla fine arriva il carro armato. L'unico modo di trattare il tema Olocausto è sicuramente da un punto di vista pragmatico: non abbiamo più bisogno di eroi per alleggerire la pillola, abbiamo bisogno di uno di noi che viaggi all'interno di un lager. Quindi la domanda è questa: cosa si prova fisicamente ad essere un prigioniero di un lager? Lo sguardo è sempre basso e, non c'è più spazio per alcun emozione; le atrocità che si perpetrano sono solo un faticoso lavoro in fabbrica e la ricerca del significato sfugge a qualsiasi logica razionale.
Un film sia dal punto di vista formale che contenutistico assolutamente perfetto e che ha il suo punto di forza nella capacità di stimolare non solo le nostre emozioni, ma anche il nostro inconscio, utilizzando, alla perfezione, la dialettica tra campo e fuori campo e tutta la carica immaginativa che tale scontro produce.