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PERFETTI SCONOSCIUTI regia di Paolo Genovese

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wuwazz     6 / 10  06/03/2016 11:30:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più che uno spiraglio di luce per il cinema italiano, questo Perfetti Sconosciuti lo vedo più come un colpo fortunato, riuscito in gran parte grazie alla bravura degli attori e rovinato dalla solita presunzione tipica del moderno cinema italiano.
Vi confesso che fino a metà anch'io avevo gridato al miracolo: non potevo credere che veramente Genovese fosse capace di dirigere (e co-scrivere) qualcosa di "degno", capace di redimere il cinema italiano dal medioevo artistico in cui sta versando, se non commediole di livello televisivo medio basso fondate sulle battutine e sul "meccanismo accoppiata di due attori comici random". In realtà, giusto per aprire una piccola parentesi sul cinema italiano, il problema a mio parere non sarebbero neanche gli attori: di eccezionali ce ne sono e di bravi/utili pure. Il problema principale che da tempo sta affliggendo la settima arte nello stivale è quello della scrittura e della regia. La stragrande maggioranza dei film italiani che escono al cinema sono titoli perdibilissimi, con sempre le solite facce interscambiabili (Littizzetto, Bisio, De Luigi, Luca e Paolo, Bova, Cortellesi ecc ecc) e uno script stupido come la merd@ da commedia leggerina che però ha anche la presunzione di affrontare temi (spesso) drammatici con lo spirito "facciamose due risate". Quanti soggetti interessanti sprecati in questi anni. La verità è che la rovina del cinema italiano sta (molto) a monte: a livello produttivo. Innanzi tutto Il cinema è visto come un investimento (minimo) sicuro e potenzialmente da super incasso=target più grande possibile=prendere anche le famiglie e i bambini=battutine che si risolvono spesso e volentieri nella "scureggina", battuta mai passata di moda inventata dall'accoppiata Boldi-De Sica. Devo ammettere che un piccolo passo in avanti negli ultimi 2 anni è stato fatto: Edoardo Leo ha dimostrato che è possibile fare cinema (anche) non stupido che valga la pena di ricordare con piacere (su tutti Smetto quando voglio e noi e la Giulia). Pur con tutti i limiti del mondo (forse grazie ad una realizzazione cosciente del nulla cosmico che stava attanagliando il cinema, che ha spinto alcuni produttori a prendere un pochino più di coraggio e finanziare persone e progetti che non fossero i soliti predestinati/scalatori sociali con alle spalle un super gavettinaggio televisivo (vedi Genovese e Brizzi) e la mega puzzetta sotto il naso. Il cinema italiano, oggi, ha completamente ripudiato le sue origini: quella perfetta armonia di piacevole (non necessariamente comico) e drammatico, tipica di maestri immortali del cinema come Risi (il Sorpasso) o Monicelli. Oggi il film deve piacere perché innanzi tutto "fa ridere". Non c'è un progetto a monte da sviluppare, un'idea seria, una visione registica da realizzare: c'è che bisogna far ridere, perchè i film italiani che le persone vanno a vedere sono quelli che fanno ridere. Da qui anche la migrazione (mista a presunzione) dei Tornatore, Garrone e Sorrentino, che evidentemente (ma peccano in ogni caso di eccessiva superbia) per trovare spazio e realizzare le loro ambizioni devono necessariamente ampliare la loro portata. In effetti Il più grande difetto che si può addebitare al cinema italiano odierno è che questo è comprensibile solo dagli italiani: non ha la pretesa di contenere un messaggio di tipo "universale", per cui potrebbe piacere anche - che so - in Germania o in Francia. Non è assolutamente un film "esportabile". Non c'è niente di male in questo di per sé, e forse il più grande difetto di Garrone e Sorrentino è che per prima cosa vogliono fare un film "esportabile", secondariamente scelgono un soggetto da sviluppare che si presti allo scopo. E' qui che scatta il peccato di presunzione che gli attribuisco. Quelli che riescono ad ottenere la fama internazionale, la ottengono perchè il loro scopo è primariamente ottenere fama internazionale, non perchè vogliono fare cinema sincero. Sostanzialmente, un cinema sano (a mio parere) deve diventare internazionale per passaparola, perchè il prodotto è eccellente e gli amanti del cinema di tutto il mondo ne sentono parlare e lo vogliono vedere (Il Sospetto, L'onda, il segreto dei suoi occhi ecc). In europa e nel mondo ogni Stato vive a rotazione il suo momento di gloria. L'Italia si è fermata a Benigni, uno che, non a caso, era bravo per il suo sincero e onesto di fare cinema: lui era stato eletto dal pubblico, non imposto (poi ha commesso anche lui il gravissimo errore della presunzione, ma abbastanza intelligentemente si è subito ritirato e si è messo a fare altro). Ma d'altronde quelli erano anche altri tempi: il marketing esisteva fino ad un certo punto, e veniva sicuramente DOPO la realizzazione del prodotto. Una delle massime colpe del cinema italiano è l'essersi adeguata al disastroso modello americano, in cui il marketing (questo mostro post moderno che dell'arte e della sensibilità filmica se ne infischia) domina tutte le fasi di della realizzazione del film: perfino la determinazione del soggetto da sviluppare, perfino la scelta del regista che dovrà avere il nome più grande del titolo sulla locandina.

Detto questo in questo ultimo anno sembra che qualcosa si sia mosso. Ovviamente non sto parlando di questo Perfetti Sconosciuti, buonissimo fino alla metà, scaduto poi in una boria/ superbia/ overplotting derivante dalla assoluta e da molto tempo insondata "capacità drammatica", ovvero elevarsi (come dicevo prima) di un gradino rispetto alla commediUola e cercare di creare quel misto di dolce/ amaro tipico del cinema italiano. Se fino alla metà ogni cosa è al suo posto (in massima parte grazie alla bravura degli attori (non per niente fino alla metà non c'è alcuna evoluzione della storia: 8 attori bravi sono a tavola e parlano del più e del meno. Da questo punto di vista Genovese fino al minuto 60 non conta assolutamente niente: è tutto lasciato in mano agli attori che, essendo comunque generalmente sopra la media dei soliti nomi (bisio, Cortellesi ecc), ma soprattutto, essendo proprio ATTORI formati e di professione, non comici, non peccano di overacting (forse un pochino Edo Leo) e fanno filare 60 minuti lisci lisci. Poi il dramma (in tutti i sensi). La spocchia con cui il regista e gli sceneggiatori gridano (eheheh, ora ti facciamo vedere noi i veri colpacci geniali di scena) rovina completamente il film. Ma io dico, che senso ha? trasformare in un dramma totale con colpi di scena clamorosi ogni 4 minuti un film che funzionava proprio per la sua semplicità? Nel giro di 5 minuti il film diventa uno sceneggiato drammatico pomposo e a tratti super irritante, con scene al limite del ridicolo che vorrebbero creare picchi super emozionali tipo

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Ecco, è lì che capisci, veleggiando verso il finale, che Genovese è più fortunato che bravo. E quanto è insopportabile il finale. In generale ribadire (e rivisualizzare) il titolo del film prima dei titoli di coda, l'ho sempre visto come una specie di autocompiacimento registico presuntuoso, del tipo "eh?? Hai visto che bel film t'ho fatto? Sono stato bravo eh? Lo so lo so.. grazie...".
No, Paolo. E' venuto fuori un film carino, ma a me non mi freghi.
Inoltre, se provi ad analizzare le tematiche o un ipotetico messaggio (perchè questo film è basato su un tema molto caldo e sentito dal grande pubblico, e vuole mostrare le conseguenze - appunto - dell'immistione negli affari privati degli amici), il film non ha alcun senso. Cosa mi vuole significare?Che se tutti guardassimo nel cellulare dell'amico, rovineremmo l'amicizia? Che sono tutti infedeli (a più livelli)? Che tutti nascondiamo segreti inconfessabili? No, è una cazzat@. Ma allora il film voleva solo raccontarmi la storia dei personaggi, senza entrare nel merito della questione e non pretendendo di insegnarmi qualcosa? No, nemmeno, perchè il fulcro del film è proprio questo: mostrare che non tutti sono quello che sembrano.
Fino alla metà ho avuto veramente l'impressione di stare assistendo ad una bellissima ed insolita commedia degli equivoci, roba che forse non si vedeva dagli anni '90, e che mi sarei dovuto in parte ricredere su Genovese, Regista scrittore che reputo (al pari dei vari Brizzi) il solito soldatino gavettista promosso dalla televisione che non è in grado - colpa una formazione indotta dai moderni professori di cinema - di creare niente di memorabile.

Gli ultimi esempi di film sinceri, pensati e fatti per amore del cinema e non per il Dio denaro sono Non essere Cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot. Anch'essi non sono film perfetti, ma non hanno quel difetto fastidiosissimo di strizzare continuamente l'occhio allo spettatore per compiacerlo. Sono film belli perchè sono fatti da menti cinematografiche, inconsciamente consapevoli di ciò che piace al cervello e all'occhio umano. Non per niente questi esempi appena citati sarebbero tranquillamente esportabili - e secondo me anche graditi - all'estero, proprio perchè i loro creatori volevano innanzi tutto fare cinema, come linguaggio universale, e non solamente cinema italiano.
massapucci  07/03/2016 00:20:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Analisi niente male, però c'è da dire una cosa: che il film fondamentalmente fa quello che deve fare, cioè intrattenere. Il finale è una bella paraculata, la trovata dell'eclissi è una buona furbata. L'ultimissima scena: imbarazzante.
wuwazz  08/03/2016 00:34:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutto vero, da quel punto di vista non gli si può dire niente. Inoltre è mediamente superiore rispetto alle solite vergognose commediole. Poteva starci benissimo un 7 o un 8, ma - almeno per quanto mi riguarda - l'ultima parte (dalla 3/4 in poi) mi ha completamente rovinato tutto quello che c'era di buono
scantia  03/04/2016 14:06:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sottoscrivo in pieno la prima parte, analisi impeccabile, l'unico conforto è che questa situazione ormai dura da troppo tempo, qualcosa dovrà cambiare per forza: stiamo vivendo in un contesto molto simile a quello dei primi anni ottanta in cui, dopo anni di pierini, professoresse, insegnanti e soldatesse dal nulla improvvisamente vennero fuori i Troisi, Verdone, Benigni e Nichetti, incrociamo le dita.
Sul film non ho nulla da dire poiché non l'ho visto e non credo lo farò, ormai sono troppo prevenuto su questo tipo di cinema...solo a leggere il cast mi vengono i brividi
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Analisi in molte parti condivisibile. Complimenti.
wuwazz  06/03/2016 17:17:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scorrendo qualche commento passato, ho letto anche il tuo. Noto con piacere che veramente a differenza di molti abbiamo avuto esattamente le stesse impressioni: più il film va avanti, e più c'è qualcosa che non quadra, che stona. Tutti quei colpi di scena (troppi, fino a creare una ridondanza controproducente) e quelle sequenze drammatiche con la musica da "c'è posta per te" sparata a mille. D'altronde da allo spettatore medio esattamente quello che vuole vedere senza neanche dimostrare troppa inventiva o coraggio: alla fine della fiera la quasi totalità dei personaggi....

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the saint  21/03/2016 11:14:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
6.5 a colpi di fortuna e una super*****la prematurata per una delle migliori commedie italiane....

ciccio si vede non trombi da tanto:-)