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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT regia di Gabriele Mainetti

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Terry Malloy     8½ / 10  17/07/2016 17:36:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con un titolo che richiama a una enorme commedia di genere italiana, Jeeg Robot aspira, fin da questa presentazione, a porsi come cult del cinema italiano. Questa è la sua più segreta e allo stesso tempo lampante ambizione, quella smisurata, che forse è eccessiva (per la scrittura del film), ma proprio per questo encomiabile.
Fin dall'inizio, i fraintendimenti: il film non descrive Roma, questa nevrotica ossessività post-realistica, post-moderna di essere descritti nella propria verità, nella propria aderenza al tessuto socio-politico e nazionale, non solo dei romani, ma anche dei napoletani (vedi le accuse faziose alla tripletta cross-mediale di Gomorra), dei brianzoli (Virzì), e chissà quanti me ne sto dimenticando. Sembra che in Italia ci sia un doppio legame stritolante, se si vuole scrivere e ambientarvi una storia: da una parte l'accusa che si muove a certo cinema che non parla del popolo, cioè di noi, e la corretta (ma pessimistica e generalizzante) constatazione che un immaginario italiano di per sé non esiste e forse mai è esistito. Di qui un possibile nazionalismo post-fascista: guardiamo troppi prodotti esteri, incuranti della loro assenza di realismo (trattone da parte lo snobismo degli ambienti radical chic che si premurano gentilmente, in ogni occasione possibile, di ricordarci che House of Cards NON è politica americana), incuranti della deriva culturale che ciò implica: l'incapacità di pensare la cultura qui, ora, nell'Italia disastrata del 2016. Dall'altra oserei dire che il farla qui questa cultura è sempre stato difficile. Lo testimonia il percorso di un grande regista di genere, Sergio Leone, e di chiunque pensasse fuori dagli schemi della grande Scuola, il neorealismo, chiunque insomma col cinema volesse semplicemente divertire, mescolando realtà e finzione, gioco e impegno, generi e simboli.
Non facciamo cultura in Italia, ma ci lamentiamo se la nostra cultura viene distorta dai media. Sembra impossibile uscirne. Qualunque rappresentazione, invece di interessarci come espressione di una sensibilità artistica, ci infastidisce, perché NON è la nostra realtà (anch'essa una rappresentazione).

Ciò detto Jeeg Robot è un film che sta a metà tra la furbizia e l'intelligenza, un'opera scarna, grottesca, onestamente divertente e che tocca una serie di corde giuste, sia nel rimpastare un immaginario sociologico attuale, sia nel presentarsi come una favola di menti stravolte e bassifondi luridi e dimenticati da Dio e dalla politica.