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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT regia di Gabriele Mainetti

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Freddie2     8 / 10  09/03/2016 15:12:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Invitato al cinema da un mio amico, scopro solo la visione di questa pellicola che si trattava dell'opera prima cinematografica di questo giovane regista, Gabriele Mainetti, da quel momento e per tutto il giorno successivo non ho smesso di pensare a questo film.
In un intervista ad uno degli attori, Luca Marinelli, istrionico protagonista ed altra piacevolissima sorpresa, scopro che il regista prima delle riprese gli aveva fatto visionare e leggere alcuni fumetti americani su Joker. Ed è proprio all'acerrimo nemico di Batman che cade la mente dinanzi all'ottima interpretazione dello Zingaro che non è solo Joker ma ricorda anche il Dandi di Romanzo Criminale ed un Felice Maniero in chiave Fantasy.
Ma non solo lo zingaro, anche gli altri due personaggi principali sono caratterizzati con tanta meticolosità e preparazione, la lucida follia di Alessia (l'ex concorrente del grande fratello Ilenia Pastorelli), l'animo cupo e l'aridità di chi odia il mondo che lo circonda e non ha amici di Enzo (un ottimo Claudio Santamaria).
Di Jeeg Robot c'è ben poco, tranne la reinterpretazione finale della sigla nei titoli di coda e la passione di Alice per il cartone che la porta a realizzare a mano un copricapo di lana a forma di testa del supereroe che si vedrà indossato solo a fine pellicola (una premessa per un eventuale sequel?).
Il film racconta una realtà differente da quella ricca e artefatta de "La grande bellezza", o da quella violenta di Suburra e quasi mescolando il tutto disegna una Roma sporca di borgata, la deride e la sbatte violentemente sullo schermo, quasi scimmiottando il tutto, rendendo anche quasi comica una banda criminale. Ci sono anche i ministri, ma questa volta sono spaziali, fantastico.
Non solo, in una storia fantastica che incrocia la realtà si riescono anche a raccontare problemi sociali come la solitudine, la malattia, il degrado dei quartieri di periferia.
Dal film si evince chiaramente che Mainetti classe 1976 (siamo praticamente coetanei) , è cresciuto con cartoni anni 80, ha letto fumetti americani ed italiani, ha visionato film del genere fantasy, ha mangiato vhs e dvd di Tarantino, John Carpenter, Kubrick , Rod Zombie (sarò folle ma negli scontri con la polizia ho letto riferimenti ad alcuni dei suoi film) e si è divertito tanto a mescolare tutta questa sua preparazione.
Il regista ha voluto fare il fenomeno, creando un film pieno di riferimenti non solo a fumetti, cartoni e registi vari ma anche a serie televisive italiane contemporanee, dentro infatti ci ritrovi anche Gomorra e Romanzo Criminale. Ci è riuscito eccome se ci è riuscito.

In questi casi hai tutte le carte in regola per partorire grandi porcate e invece il film scorre veloce e se non ci fai caso non ti accorgi neanche di questa straordinaria macedonia di riferimenti.

E' chiaro anche il tentativo " tarantiniano" di creare scena violente e splatter con l'abbinamento di vecchie canzoni italiane che fanno da colonna sonora. Sono convinto che se Tarantino vedesse questo film (e sono certo che lo vedrà) ne resterebbe ammaliato.
Correte a vederlo, film italiano di cui andare fieri, ancora rabbrividisco quando penso al raccapricciante tentativi americano di portare Dylan Dog sul grande schermo o a pietosi film fantasy ripresi da fumetti made in USA come The Spirt, film girati con budget decisamente superiori.

Wow.Applausi, sinceri applausi.