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LAND OF MINE - SOTTO LA SABBIA regia di Martin Zandvliet

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     8½ / 10  19/06/2019 17:11:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La storia inizia dove la guerra finisce.
Con le armi ancora calde per la recente conclusione della Seconda Guerra Mondiale, ad un sergente danese desideroso di vendetta viene assegnato un gruppetto di giovani prigionieri tedeschi, perché trovino e disinneschino quelle mine antiuomo che il loro stesso esercito aveva disseminato a milioni lungo le coste della penisola.
Nel migliore dei casi, questi sapranno sviluppare l'abilità necessaria per disinnescare gli ordigni; in caso contrario… una mina saltata ed un nemico in meno. Un nemico giovane. Troppo giovane.

La storia universale dei conflitti mondiali racconta il dramma dell'umanità lieve: chi troppo debole per difendersi dalla guerra, chi troppo piccolo per rifiutarsi di intraprenderla.
Milioni di ragazzi subirono così l'imposizione delle armi: a chi toccò la morte in guerra, a chi la vendetta dopo la guerra. Perché nel momento in cui il conflitto sovvertì le parti, l'inaudito e incomprensibile odio che alimentava la ferocia dell'invasore finì necessariamente per riflettersi contro di lui: un'oscillazione pendolare che schiantò contro i tedeschi il furore della vendetta.
Su questo infausto percorso si ritrovarono, loro malgrado, anche i giovani tedeschi che nel 1945 conobbero la sconfitta e la prigionia.
"Land of mine" inizia qui e racconta un frammento di verità proveniente dalla storia danese. Teatro strategico della Seconda Guerra Mondiale, in quanto specificamente preliminare all'invasione della Norvegia, la Danimarca venne essenzialmente occupata in un giorno dalle forze militari naziste, che ne presidiarono poi le spiagge costellandole di mine antiuomo.
Anni dopo, a fine conflitto, il tremendo compito di disinnescarle fu assegnato a un manipolo di giovanissimi prigionieri tedeschi.

"Land of mine" è un dipinto postbellico in cui non ci sono vincitori: chi ha vinto, ha perso troppo per poter gioire; chi ha perso, deve fare i conto con l'espiazione.
Eppure… come sotto la sabbia si celano pericoli mortali, così sotto questa violenza ancora vibrano tracce d'umanità. Come se… "Abbiamo già perso tutto: almeno salviamo il salvabile, restiamo uomini".
C'è qualcosa di dolce, di delicato in questo, un profumo di speranza, l'ultima piantina nel deserto. Non si farebbe forse di tutto per preservarla?

"Land of mine" è un dramma che vibra della tensione palpabile propria del momento sospeso tra bene e male. La visione è tesa come se la temuta esplosione stesse per avvenire ad ogni istante. La sapiente gestione dell'emotività è punto pregiato di una pellicola già qualitativa per interpretazioni e immagini.
Intenso ed emozionante.