kafka62 6½ / 10 18/02/2018 17:27:48 » Rispondi Per uno che ha amato King Hu fin dagli anni ottanta e più recentemente ha apprezzato film come "La tigre e il dragone" e "La foresta dei pugnali volanti", è difficile ammettere di avere provato una mezza delusione di fronte a quest'opera di un maestro indiscusso del wu-xia-pan come Tsui Hark. Eppure proprio questo è successo: nonostante l'enorme sforzo produttivo che si intuisce alle spalle, e nonostante la presenza di numerose sequenze di grande fascinazione visiva, "Seven swords" non mi ha infatti convinto del tutto. La prima cosa che risalta con assoluta evidenza agli occhi è che la componente zen che avevano tutti i suoi predecessori è stata qui sacrificata – forse per moda – ad atmosfere tipo "Il signore degli anelli". Si realizza in tal modo una sorta di schizofrenia cinematografica, perché se da una parte Seven swords omaggia esplicitamente (perfino nel numero dei protagonisti) "I sette samurai" (e quindi un certo cinema degli anni '50 e '60), dall'altra si piega a stili e tendenze tipicamente contemporanee (la fotografia è molto dark, e una guerriera ha addirittura una pettinatura punk). Quel che ne sortisce è un film indubbiamente godibile, ma mai troppo coinvolgente, che soprattutto fatica a mettere sufficientemente a fuoco le fisionomie dei protagonisti (al punto che spesso li si confonde tanto sono poco e frettolosamente caratterizzati – perlomeno i buoni, perché il cattivissimo Vento di Fuoco è al contrario fin troppo stereotipato). Il resto è una storia di aerei duelli, di amori e di tradimenti, che si fatica un po' a tenere dietro tanto il ritmo è frastornante, la macchina da presa incline a stare appiccicata ai personaggi e la sceneggiatura a tratti lacunosa (i sette guerrieri, ad esempio, non si capisce bene – se solo ci si distrae un attimo – da dove saltino fuori), anche se va riconosciuto che la maestria tecnica e coreografica – quella sì – è davvero egregia.