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THE WITCH - A NEW ENGLAND FOLKTALE regia di Robert Eggers

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Godbluff2     8 / 10  08/07/2022 22:36:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esordio eccellente di Eggers al lungometraggio. "The VVitch" è il tipo di film horror che fa per me ed è l'horror sulla stregoneria, la religione e il folklore che aspettavo di vedere da tempo, al netto di qualcosina che non mi ha convinto del tutto e che lo "limita" nella cerchia degli ottimi film, nonostante avesse persino gli spunti di un capolavoro; non male per un'opera prima, direi.
Mi tolgo subito il dente: il finale, l'ultima sequenza nel bosco, è la cosa che meno mi ha convinto e che mi ha più fatto storcere il naso. Non è un finale che va contro la coerenza di ciò che si è visto fino a quel momento (è una delirante allucinazione finale di Thomasin ? Oppure la manifestazione finale del male nelle cui braccia la famiglia si è inconsapevolmente gettata da sola, mentre ha cercato di fare l'esatto opposto per tutto il film ?) però, oltre ad una messa in scena che non ho potuto fare a meno di trovare un po' pacchiana per gli standard eccellenti del film, l'ho trovata un'esplicitazione visiva fin troppo gridata e palese; credo che se il film fosse terminato con il campo lungo di Thomasin che entra nel bosco be... Brividi.
Per il resto tante cose che ho adorato.
L'horror d'autore di Eggers guarda con ammirazione i maestri (inarrivabili, devo anche specificarlo, no di certo) del cinema d'autore europeo, soprattutto Bergman e Dreyer sembrano essere i fari che ne illuminano la via (a proposito di fari la cosa sarà ulteriormente esplicitata in "Lighthouse") e si riflettono sullo stile del giovane regista (come hanno fatto con/per molti altri nel corso dei decenni); ma qui siamo lontani dal Nord Europa, siamo nel selvaggio e ancora molto inesplorato New England della prima metà del XVII secolo e l'altra grande fonte di ispirazione, le documentazioni di cronache/folklore/leggende popolari dei primi coloni inglesi di quei territori, è altrettanto ben sfruttata, con una cura certosina nel ricreare, dalle testimonianze e dai documenti d'epoca, persino interi dialoghi, stile di vita, forma mentis e superstizioni varie, dando al film un senso di opprimente realismo che non cede mai nemmeno alle manifestazioni che sono, o possono sembrare, sovrannaturali.
Film girato con un budget ridicolo ai giorni nostri (circa tre-quattro milioni di dollari) che è stato sfruttato in modo miracoloso, affidandosi al rigoroso "naturalismo" e alla precisa ricostruzione scenografica e ambientale, sobria all'estremo come lo stile di vita dei protagonisti e solo in rare scene girando con sapiente regia le apparizioni della strega, bellissime nell'esaltare quelle visioni macabre nel "visto-non visto" soprattutto nella sequenza dei primi minuti di film.
Buona parte del merito va alla fotografia di Jarin Blaschke che ha fatto un lavoro impressionante. Eggers e Blaschke hanno reso questo film un gioiello imperdibile d'atmosfera soffocante e malsana, negli interni (le scene notturne, illuminate dalla sola luce delle candele, sono disturbanti per quanto bene rendono l'atmosfera e la sempre più difficile condizione psicologica dei personaggi) e nella presenza "maligna", opprimente e indecifrabile del bosco che troneggia lì, a due passi dall'abitazione.
Il tema, da ateo convinto ed estremo ma con un'educazione cattolica alle spalle, mi è caro e la sceneggiatura, dello stesso Eggers, è molto ben calibrata e con spunti davvero interessanti. Quanto può spingersi oltre l'estremismo religioso nelle sue varie forme ? Quali terrori può creare, quali e quanti dubbi e sospetti, quale distruzione può portare quella che per questa gente sarebbe dovuta essere l'ancora di salvezza ? Qui i personaggi sono vittime di loro stessi molto più che nel demonio, la cui presenza è sussurrata e ambigua. Il film suggerisce la chiave di lettura di una presenza "altra" effettiva, un male che corrompe facilmente delle persone vittime della loro auto-repressione morale e psicologica oltre che fisica, ma resta sempre il dubbio che effettivamente sia tutto causato dalla terribile condizione psichica devastata da casualità, condizione di estremo isolamento, un timore religioso che diventa terrore opprimente, fino a sfociare in isterismi che una mentalità del XVII secolo, soprattutto quelle dei puritani più estremisti ed ignoranti, non poteva che associare alle forze maligne e infernali.
Eggers probabilmente non vuole negare del tutto l'elemento horror della presenza demoniaca, anzi, ma il punto centrale è mostrare quanto la perdizione dell'intera famiglia sia più causata dalla loro fede estrema che dalle malvage azioni di un qualche essere demoniaco. Sospetti, malintesi, superstizioni, reciproche accuse si accumulano una sull'altra in un circolo vizioso inarrestabile e sono i comportamenti stessi della famiglia a causare questa danza macabra di disfacimento, quei comportamenti guidati da una visione così inflessibile della fede da risultare incompatibile persino con il resto dei coloni puritani della zona.
Sembra di assistere ad una trasposizione su schermo, azzeccatissima, di una delle ossessioni ricorrenti nei racconti di H.P. Lovecraft, di casa per l'appunto nell'antico e misterioso New England, nei quali spesso lo scrittore indicava con disgusto, orrore e pietà quelle famiglie antiche di coloni che da generazioni vivevano isolate dal resto del mondo, chiuse nelle loro ristrettezze ultra-puritane, vittime della loro autoimposta repressione (anche sessuale, dettaglio presente anche in questo film) e fautori di chissà quali inesprimibili orrori. Ecco, qui l'incrocio tematico con lo scrittore di Providence salta piuttosto all'occhio, con mio piacere.
E come ciliegina da mettere sulla torta, gli attori sono bravissimi. Tutti quanti. Anya Taylor Joy ha esordito qui, ed è una prima prova impressionante, tanto che resta, ad oggi, ancora la mia preferita di un' attrice che, è bene farlo notare, negli anni successivi fino ad oggi non ha ancora sbagliato un'interpretazione. Ma qui sono tutti ben calati nella parte (i ragazzini poi eccellenti, sia i bambini sia Harvey Scrimshaw, impressionante "quella" scena... Ah, "quella" scena, uno dei perché questo film è uno degli horror migliori dello scorso decennio a mani basse) e sono molto bravi Ralph Ineson e Kate Dickie. Ovviamente miglior personaggio è quella capra d'attore di Black Phillip.
Mi è piaciuto molto insomma, mi sarebbe piaciuto di più se fosse durato un minuto in meno e se avesse mostrato il "male" esplicito persino di meno di quanto non abbia comunque fatto. Lavoro rimarchevole, film molto bello, che è riuscito ad appassionarmi ed inquietarmi come un horror difficilmente riesce a fare con me, e ad affascinarmi per la sua estetica e la sua splendida forma.