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INSOMNIA regia di Christopher Nolan

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Beefheart     6½ / 10  27/06/2007 11:56:37 » Rispondi
Discreto thriller psico-noir che, in pieno stile Nolan, si concentra sulla fragilità della mente umana e sulla confusione che ne può scaturire; persino nel distinguere bene e male, giustizia e reato. Attraverso un percorso narrativo impegnativo ma funzionante, il regista mette il suo personaggio, il detective Will Dormer, davanti a dubbi, domande, rimorsi e dilemmi che lo consumano pian piano, lasciandolo senza via di scampo, vittima soprattutto di se stesso. Nello specifico, siamo in Alaska, dove d'estate il buio è solo un ricordo, alle prese con l'omicidio di una giovane studentessa. Dormer, oltre al caso in corso, deve far fronte ad una serie di indagini interne sul suo operato professionale, volte a fare luce su una presunta cattiva condotta. Durante il soggiorno investigativo in Alaska, egli non riesce a dormire, nè a limitare le pressioni che arrivano da tutti i lati, tant'è che il crollo fisico e nervoso è inevitabile; ben presto, in una fase concitata, la tragedia prende forma nell'uccisione casuale (?), da parte sua, del collega, anche lui indagato nelle stesse questioni investigative che tendono a screditarlo ed a metterne a rischio quella che sino ad allora era stata una onorata carriera professionale. Inevitabilmente Dormer si ritrova alla deriva emozionale, senza sapere quante e quali siano le sue colpe, ne, tanto meno, come porvi rimedio. L'intricato contesto psicologico, sceneggiato con bravura e senza troppa fretta di scoprire le carte anzitempo, unito alla buona interpretazione dei protagonisti ed a una trama abbastanza classica ma non logora, lasciano lo spettatore nelle stesse condizioni del protagonista, ossia confuso, indeciso su quale sia l'effettivo stato delle cose; incapace di distinguere e sancire cosa è giusto e cosa no. Duri e puri a costo di una giustizia a volte imbavagliata e non troppo efficace o pratici sostenitori de "il fine giustifica i mezzi"? Un omicidio è sempre un omicidio o, a volte, è solo qualcosa di opportunamente inevitabile? Il regista, alla fine, sembra fare una scelta radicale schierandosi con l'ipotesi più onorevole e un po ruffiana di promuovere la giustizia e l'onestà a qualunque costo. Questo finisce un po col vanificare i precedenti sforzi di rappresentare la realtà come una qualche cosa tutt'altro che sensata e lontana dai soliti buoni sentimenti ormai dichiaratamente anacronistici e poco convincenti. Da qui alcuni innegabili passaggi forzati ed altri banalizzati, emblematici vessilli del cerchiobottismo hollywoodiano. A parte questo, rimangono ottime fotografia ed ambientazioni e la memorabile sequenza, per tensione e senso di claustrofobia, che vede Al Pacino (Will Dormer) salvarsi a stento dall'annegamento, in occasione dell'inseguimento a piedi del sospettato, attraverso il fiume, correndo su di un "letto" di grossi tronchi galleggianti che, muovendosi, aprono e richiudono repentinamente pericolosi varchi tra essi, attraverso i quali è facile cadere in acqua senza però poi riuscire trovare altri spazi per riaffiorare. Nel complesso non siamo ai livelli di "Memento" o "The prestige" ma il film rimane comunque guardabile.