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UN PADRE, UNA FIGLIA regia di Cristian Mungiu

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  01/02/2017 19:02:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opera pregna di molti temi che sotto il suo taglio documentaristico risulta rilevante passarci sopra, innanzitutto Mungiu già palma d'oro 10 anni fa, non soprassiede al terribile novecento trascorso nel suo paese, la Romania.
In passato raccontò il dramma dell'aborto e tutte le implicazioni per eludere il reato (celebre e contestata la scena del feto), stavolta approfondisce alla Cassavetes un rapporto intrafamiliare tra un padre fedifrago che predica severe discipline alla figlia imponendogli quel percorso di vita a cui lui in passato si è sottratto al che pentitosi in futuro, Romania che non garantisce sbocchi per il futuro.
Mungiu con una regia acritica si pone una serie di legittime questioni, pullulando la narrazione di simbologie sibilline come il clacson o il vetro rotto, uno stupro sullo sfondo utilizzato come macguffin, non è importante sapere chi è stato, se lo farà di nuovo, o ancora peggio mostrarcelo (come il feto), lo scopo è porre l'accento sul codice morale rigidissimo su cui fondiamo la disciplina dei nostri figli usato ad uso e consumo oppure lecitamente va riposto alla temporanea cessazione in determinate eccezioni, barare nell'ultimo esame per garantirsi la meta sognata (dal padre) l'Inghilterra, testimoniare il falso per togliere un disgraziato dalla strada.
Insomma un Mungiu in splendida forma, come l'iraniano Farhadi abile anch'esso nell'unire critica nazionalista, alle tradizioni, al cinema umano esistenziale, premiato giustamente anche stavolta a Cannes (regia).