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DEMOLITION - AMARE E VIVERE regia di Jean-Marc Vallée

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  20/10/2016 10:20:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fare tabula rasa, demolire tutto ciò che sta intorno, smontare pezzo per pezzo al fine di raggiungere il cuore malato delle cose, di scoprirne l'ingranaggio difettoso. Si parte da un frigorifero per finire con un'abitazione, nella speranza di trovare l'automatismo inceppato.
E' ciò che fa Davis -l'intenso Jake Gyllenhaal- impassibile dinnanzi alla morte della moglie, anestetizzato da una vita fatta esclusivamente di astratti bilanci finanziari ed ingabbiato in un rapporto matrimoniale nel quale, forse, non ha mai creduto. Insensibile al dolore affronta la dipartita a suo modo mentre monta lo stupore del suocero, incapace di comprendere tale apatia.
La metafora della distruzione è sicuramente centrata da Jean-Marc Vallèe, regista di grande talento capace di catturare l'interesse dello spettatore passando per vie anticonvenzionali. "Demolition" è infatti un' originale e mai mesta elaborazione del lutto, ma anche una ricerca del proprio io soffocato dal mondo circostante, quello reso sterile dall'assenza di sentimenti e dall'individualismo sempre più esasperato.
Il rinnovamento scatta casualmente dopo l'incontro con Karen -altro personaggio alienato dal punto di vista lavorativo- centralinista posta al servizio clienti di un'azienda specializzata nell'installazione di distributori automatici.
Un pacchetto di dolciumi non erogato è il fattore scatenante di un rapporto al quale Vallèe concede un azzeccato start fuori norma e simpaticamente anacronistico (lo scambio epistolare) evitando facili e scontate liaison romantiche, costruisce un altro pezzo di vita sui generis attraverso un racconto che rischia di incepparsi solo quando devia verso pene adolescenziali tra ribellione e problemi di identificazione sessuale. Uno snodo necessario per certi versi ma meritevole di maggiore articolazioni in quanto sbilenco rispetto la linea narrativa principale.
Alcuni passaggi eccedono in bizzarria e il reiterato simbolismo non sempre fila via liscio, peccatucci veniali in fin dei conti, piccole sbavature di un film che lascia perdere le facili commiserazioni cogliendo nel paradosso della rabbia costruttiva -con conseguente disfacimento materiale e sentimentale- il viatico per la rinascita.