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NERUDA regia di Pablo Larraín

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benzo24     10 / 10  06/06/2020 18:51:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho seguito l'aquila, ma non so volare.
E sono lontano.
Ora posso solo tornare nella profondità della terra.
Ho vissuto credendo di essere un Peluchonneau, il figlio dell 'uniforme della polizia.
Tuttavia a volte penso che forse sono stato un Neruda, un figlio del popolo.
Forse mio padre visse in ginocchio, con la faccia sporca.
Forse raccattò quattro monete e pagò per sudare sopra la schiena di mia madre.
Forse sono figlio del grano.
Un'altra testa nera nella storia di milioni di teste nere.
Però muoio bianco, perché nessun altro ha dato la caccia al poeta.
Nessun altro l'ha terrorizzato nella neve.
Nessun altro l'ha fatto ansimare, pentito.
Nessun altro l'ha accompagnato nel suo viaggio.
Non mi importa che mi abbia creato lui, che mi abbia reso un personaggio secondario.
Anche io ho creato me stesso.
E l'ho fatto malissimo.
Mi sono inventato senza vita, solo, senza amore.
Mentre il poeta mi ha inventato furioso, pieno di vento.
E ha anche scritto una morte favolosa per me.
Una morte da poliziotto.
Lenta
Fredda
Con dettagli rossi
Con musica,
Con animali
Con alberi
Con poesia.

Pablo Larrain regista cileno di fronte all'altro Pablo, Pablo Neruda il mito cileno per eccellenza.
Larrain fin da subito rende questo film spiazzante ed inaspettato.
Geniale l'apertura con la seduta parlamentare al gabinetto, dove i discorsi formali che si terranno alla Camera vengono destrutturati dalle necessità fisiologiche dei senatori.
Nessun linguaggio forbito, anzi piuttosto schietto e diretto, in primis da Neruda stesso.
Con lo stesso criterio Larrain destruttura completamente questo biopic, utilizzando la voce narrante del suo antagonista, il poliziotto Oscar Peluchonneau. Questo espediente permette di osservare Neruda nei suoi aspetti piu contraddittori: grandissimo poeta e voce del popolo cileno, comunista convinto, ma anche amante del lusso come il più normale dei borghesi e grandissimo amante di donne, puttaniere e frequentatore di bordelli.

Il film di Larrain ha l'indubbia dote di cambiare la forma in maniera così fluida che quasi non te ne accorgi.
Partendo da un contesto reale, di fatti reali lo rende cinematografico come un noir d'annata, a cominciare dal personaggio di Peluchonneau che sembra uscire da un noir anni quaranta, fino a da donargli un toni che sconfina nell'onirico e nel metafisico come nel finale, dove l'ossessione del personaggio "secondario", il poliziotto, lo svuota al punto da diventare simile ad un personaggio letterario, che nella sua missione di catturare il poeta trova il senso della sua esistenza, diventando un parto letterario forse di Neruda stesso. Il personaggio secondario che vuole trovare legittimazione di fronte al proprio creatore.