Dom Cobb 7 / 10 12/04/2018 19:30:07 » Rispondi Germania, Prima Guerra Mondiale. Un gruppo di giovani idealisti, spronati dalla mentalità patriottica che li circonda, decide di arruolarsi nell'esercito e partire per il fronte quanto prima. La realtà che li attende, però, sarà ben diversa da quanto si aspettavano, e la sperimenteranno tutti sulla propria pelle... Caposaldo del genere di guerra all'alba della nuova era del sonoro, questo "All'ovest niente di nuovo" costituisce il primo "grande" prodotto del cinema ad esaminare con matura serietà il tema bellico e, soprattutto, i suoi lati oscuri. Al giorno d'oggi, può non esservi niente di particolarmente impressionante nelle tematiche che presenta, ma bisogna ricordare che all'epoca della sua uscita le cose erano molto diverse, e il film non mancò di suscitare scalpore in un periodo in cui il ricordo della guerra era ancora fresco nella mente di molti. Dopo quasi novant'anni, mettendo da parte la sensazione di già visto inevitabile per chi di film del genere ne ha visti più di uno, si difende ancora piuttosto bene. L'aspetto senza dubbio più memorabile è lo stile registico, crudo e senza fronzoli, che fa gettare lo spettatore a capofitto nelle snervanti e caotiche atmosfere delle battaglie da trincea, alternando sapientemente i momenti di attesa silente tormentata dai continui bombardamenti e attacchi repentini e sanguinari. Mai prima di allora la guerra era stata rappresentata con tale realismo, e anche se l'impatto di queste scene oggi appare un po' scemato, in minima parte esso permane. Qua e là ci si concede perfino alcuni tocchi grafici,
Il viaggio degli stivali di pelle, che vanno da soldato in soldato passando ogni volta per la puntuale morte del loro attuale possessore; e su tutte quante la silenziosa e intensa scena finale, dove il protagonista muore nel tentativo di raggiungere una farfalla posatasi sulla terra di nessuno, con tanto di stacco sulla compagnia di soldati avviata verso un cimitero pieno di croci.
e il continuo affiorare di un certo tipo di umorismo nero e sarcastico riesce a impedire alla visione di farsi troppo pesante. Bisogna anche riconoscere al film il coraggio di esprimere il suo messaggio in modo forte e chiaro, concedendosi numerose, amare stoccate al senso di ignorante e romanzato patriottismo che dominava all'epoca dei fatti la Germania così come tutti gli altri stati, e trovando il tempo di intavolare delle discussioni niente affatto banali sulle cause egoistiche e le terribili conseguenze della guerra.
L'intera scena dei soldati che discutono, salvo poi convenire che non sono stati né loro, né i soldati francesi a volere la guerra, è forse la migliore di tutto il film. E a conti fatti, la "soluzione" per rimpiazzare le varie guerre suggerita dal cinico Kat non è poi così assurda dopotutto.
La forza della regia e delle tematiche affrontate riescono però solo in parte a controbilanciare la relativa mancanza di una struttura narrativa, che in pratica si riduce a una serie di episodi alla lunga un po' ripetitiva che, nel finale, si interrompe bruscamente; allo stesso modo, anche la recitazione risulta non proprio ottimale, a tratti troppo teatrale ed enfatica, quasi ai limiti del ridicolo involontario, ulteriormente peggiorata da un ridoppiaggio italiano mediocre. Inoltre, anche a livello tecnico si notano alcune incertezze derivanti dalla novità del sonoro, e qua e là è facile individuare alcuni rimasugli delle tecniche tipiche del muto, che il cinema di allora si stava ancora scrollando di dosso.
Ascoltando bene, si può notare come nelle scene di battaglia non si sentono mai due tipi di rumore contemporaneamente: si sentono o solo le bombe, o solo lo sparare delle mitragliatrici. Allo stesso modo, si notano molto facilmente le immagini accelerate, com'era usanza fino a quel momento in assenza del suono.
Tutti questi difettucci mi impediscono di gridare al capolavoro, ma allo stesso tempo non posso penalizzare troppo il film per questo: nel bene e nel male è figlio del suo tempo, e in fondo rimane comunque un lavoro fatto con gran classe.