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SHELLEY regia di Ali Abbasi

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  13/12/2017 09:49:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Elena, giovane governante rumena, finisce a lavorare in Danimarca presso una coppia benestante che ha deciso di vivere isolata senza alcun supporto tecnologico. Il rapporto con la ragazza è ottimo, tanto che i coniugi, vista la sterilità della lei, propongono alla nuova arrivata di portare in grembo il loro futuro bimbo in cambio di una sostanziosa somma di denaro.
Il tema è quello dell'"infante satanico" che da "Rosemary's baby" in poi ha avuto centinaia di emuli. "Shelley" poggia su vie mai manifeste, scavando nel perturbante a livello psicologico senza mostrare più di tanto.
L'oscurità si muove più nei sogni che nel reale, avvolta da una natura affascinante ma anche opprimente e segregante, come a ricreare un mondo in cui vecchie maledizioni e malocchi sono ancora possibili. Abbasi gioca a nascondino, suggerisce e si ritrae delineando un ambiente famigliare che da gioviale marcisce sempre più, intaccato da sensazioni e piccoli eventi che contribuiscono a rendere l'atmosfera sempre più opprimente. Spiegazioni e morale non esistono (mi pare non vi sia nessuno sfruttamento del "poveraccio", ne pena del contrappasso per ciò che negato si desidera eccessivamente) e ad una fase preparatoria pregevole fa eco un'aderenza all'orrore non proprio all'altezza perchè assente di tensione continuativa.
Ammirevole il tentativo di Abbasi di proporre qualcosa che scavi più a livello immaginifico che esplicito, purtroppo la natura tenebrosa della situazione non viene mai esplicitata con forza restando vittima di una reticenza misurata male.