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TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE regia di Robert Wise

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  26/07/2010 16:44:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Verso la fine degli anni ’30, Maria è una postulante al noviziato in un convento di Salisburgo. Il suo animo libero e sincero, canterino fin nel profondo del cuore, fa sorgere dei dubbi sull’adeguatezza alla professione di suora.
Per questo viene “spedita” dalla famiglia del comandante Von Trapp, un distinto e rigido ex eroe della marina che vorrebbe tenere i suoi sette figli a bada con il fischietto, come si fa con i cani. Rimasto vedovo, l’austero signore necessita di una badante di polso. Nella grande dimora dove i congiunti vivono da sempre non c’è più musica, non c’è spazio per l’allegria; niente che possa rinnovare i ricordi della moglie perduta, niente che possa crearne di nuovi.

Forse un po’ retorico, sdolcinato e con troppo flou, noioso, lungo e lacrimevole, il film fece comunque innamorare di se’ l’universo intero dalla metà degli anni ’60 in poi (il pubblico si recava più volte al cinema, spinto dall’accessibilità del messaggio e dalla semplice fruizione per l’intera famiglia). Grazie alla voce malinconica di Bill Lee che doppiò Christopher Plummer nella toccante “Edelweiss”, e alle altre innumerevoli performance fino al jazz sorprendente di “My favorite things”, musical come quello di Wise restano un diletto che oggi nessuno riesce più a trasmettere.
L’appoggio della sceneggiatura di Ernest Lehman fu fondamentale: si riconoscono le ilarità e il sarcasmo proprie di un autore che già fu fenomenale nell’ “Intrigo internazionale” hitchcockiano.
Attraverso carrelli, grandangoli, e tanta tanta fantasia e inventiva, il regista riuscì nell’impresa di tenere viva l’attenzione per l’intera durata del film. Così come fu capace di un montaggio accattivante per alcune delle scene musical-canterine.
La versione italiana delle canzoni, per quanto approssimativa, rende lo stesso il film trascinante e ci fa sognare nei suoi semplici approcci. Sarà la voce da usignolo della Andrews, saranno le paroline dolci che arrivano ad accarezzare le mie orecchie, ma “The sound of music” trasmette una vibrazione intima, nobile e lusinghiera.

Viene la voglia di distendersi sui verdi prati austriaci per cogliere il significato di una musica che va oltre le valli in fiore. Poi alzarsi, aprire le braccia e improvvisare qualche passo di valzer.
Da vegliardo quale ormai sono, mi commuove pensare che siano realmente esistiti una Maria e una famiglia Von Trapp, e assistere ai cori dei bambini mi fa ritornare alla stupenda età dei quindici anni, quasi sedici. Penso sia giunto anche per me il momento del congedo. E non trovo niente di meglio che farlo con un bell’ “Addio, ciao ciao, auf Wiedersehen, goodbye”.