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COME IN UNO SPECCHIO regia di Ingmar Bergman

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ds1hm     10 / 10  25/01/2006 14:56:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come in uno specchio, anche a distanza di anni, lo trovo sempre un film sconvolgente. Un'illusione di normalità per lo spettatore dura giusto il tempo di accomodarsi sulla sedia poi, dopo i primi due minuti, il racconto si fa tipico dei film indimenticabili di Bergman. Dell'appartenenza o meno ad una trilogia si potrebbe discutere all'infinito; dal film emerge una grandissima Harriet Andersson che con il suo personaggio psichicamente al limite s'impone e domina sugli altri. Il marito credo sia consapevole di non essere amato dalla sua donna (c'è un dialogo brevissimo e stupendo tra i due coniugi nel quale la moglie rimprovera al marito i suoi errori nonostante nella realtà non ne commetta, volendo quasi comunicare un'impossibilità di ogni sentimento).Il fratello appare come un personaggio simile al marito della sorella, a suo modo debole, vittima e profondamente solo. Il padre anticipa il tema di "Persona", quello scontro morale tra persone normali e artisti, tra una normale moralità ed una moralità fredda ed amorale. Il finale appare rivelatore di una speranza, di un'illusione, in netto contrasto con i film reputati uniti a Come in uno specchio in una trilogia: sopratutto "il silenzio" appare come la negazione di ogni rapporto sia tra gli uomini che tra l'uomo e dio.
Guardando in seguito Decalogo 4 ho sempre voluto pensare a qualche influenza di Bergman in alcuni aspetti del cinema di Kieslowski, così come in Ordet si anticipava, in una visione prettamente mistica, l'esistenza di un rapporto tra fede e pazzia.