caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

SILENCE regia di Martin Scorsese

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
antifan     7½ / 10  21/01/2017 16:16:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' luogo comune affermare che i progetti che stanno più a cuore ai creativi sono spesso quelli meno riusciti, equilibrati; sembra che la eccessiva vicinanza emotiva con il materiale trattato incidano negativamente sull'opera finale. Inutile fare tediosi elenchi, ci basta lo stesso Scorsese che già con Gangs of New York(progetto inseguito lungo 20 anni) aveva dimostrato di non sfuggire a quella contraddizione artistica(nonostante il regista nella sua filmografia abbia la controprova: il magistrale L'ultima tentazione di Cristo di qualche anni prima). Curioso inoltre notare che nella filmografia del autore americano si noti l'alternanza tra opere provocatorie, drogate di energia dove il regista si limita a fare il cantastorie come in Quei Bravi ragazzi a film pausati come Kundun, o progetti atipici come L'età dell'innocenza( con il suo rispettivo Casino). Insomma si potrebbe ipotizzare che Scorsese senta un bisogno spirituale di redimersi, di confessarsi ed ecco che dopo il controverso "The Wolf of wall Street " ecco a noi Silence.
Ad aggiungere interesse alla questione sta il fatto che il film è l'adattamento di un romanzo giapponese, e già questa è la prima barriera culturale che il regista ha dovuto superare per andare al dunque, ma a pensarci è necesario questo dunque? Forse in questo film no.
Silence potrebbe definirsi( anche se è riduttivo definirlo...) come un film di temi, uno trascendente: lo scontro culturale tra due visioni agli antipodi; e uno spirituale: la fede e i dubbi che questa comporta. Ma il film li mostra non attraverso i personaggi ( cosa direi unica nella sua filmografia) che di fatto non bucano lo schermo. Garfield e Driver diventano i gesuiti della storia, infatti comprendiamo che sono diversi: uno sicuro (all'inizio) fino all'arroganza, l'altro dubbioso e poco paziente( ma più coerente nei fatti) e sebbene il primo compia il suo arco narrativo il film non diventa mai suo. Il film non riesce a toccare lo spettatore attraverso i personaggi che rimangono lontani, sembra che Scorsese tenga troppo al "tema" ( la voce fuori campo invasiva che cerca artificiosamente di coinvolgerci..) non focalizzando sulla storia dei personaggi. Il Gesuita Ferrero, interpretato efficacemente da Neeson, è forse il miglior comprimario, quello più interessante sebbene compaia poco, insieme con il povero traditore giapponese che chiede continuamente perdono, rappresentando molto bene le debolezze umane e perche no? Il cristiano medio. Ma la spiritualità cercata da Scorsese non può avere risposta e cosi il film non è che un lungo tortuoso percorso difficile ma alla fine dici , e quindi?
Belle le scene di dibattito tra le due culture, facile notare la loro attualità dato che entrambe dal proprio punto di vista hanno ragione mostrando la loro mutua cecità: una guerra di religioni.
Scorsese si affida ai paesaggi( molto belli e suggestivi) e ai silenzi ( colonna sonora di mero accompagnamento) per trasmettere i suoi dubbi piuttosto che ai suoi attori. Tirando le somme si può dire che il film è un tentativo coraggioso e interessante, perché vedere l'invasione del cristianesimo dal punto di vista degli invasi è atipico, elementare invece che i gesuiti abbiano fatto breccia tra i più poveri contadini, quello è dato di fatto universale.
Un film trattenuto, ingessato a tratti, la regia cerca di farsi invisibile per far emergere i temi, ma se in altri suoi film a brillare era il cinema( e i suoi attori), in questo a brillare è sopratutto l'attualità dei temi trattati.