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SILENCE regia di Martin Scorsese

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Larry Filmaiolo     6 / 10  24/01/2017 19:01:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
il problema di silence è , fondamentalmente, la sconcertante pochezza della riflessione "teologica" su cui scorsese ricama la (lenta, piatta) storia. Per intenderci, sono domande che ci si possono porre in seconda, forse terza media, ma poi basta. Davvero. Non c'era bisogno di tutto sto marketing, poi.
Meno male che ci sono i paesaggi, il fumo, e Liam Neeson.
Fuxasinho  24/01/2017 19:05:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Marketing? forse il film meno pubblicizzato di Scorsese di sempre
Larry Filmaiolo  24/01/2017 21:00:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
davvero? anche quando è andato a fare la prima in vaticano e ha precisato ventimila volte che ommiddio il film che volevo fare da settant'anni senza mai riuscirci perchè cecchi gori cattivo mi ha portato in tribunale e la gente del cinema non dà valore al mio bellissimo e sentitissimo struggente capolavoro di introspezione spirituale?
please
Fuxasinho  26/01/2017 12:15:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, davvero. Confrontalo con la campagna che hanno avuto i suoi ultimi tre film, controlla a che distanza dall'uscita è stato diffuso il primo (e unico) trailer, dà un'occhiata alla distribuzione (scarsa) che avuto nelle sale.
La prima in vaticano e relativa/e interviste è roba che interessa e va a toccare pochi, pochissimi.
I gusti sono gusti, per carità, ma rimanere indifferenti davanti a quest'ultimo film di Scorsese denota un serbatoio d'emozioni davvero povero da cui attingere, così come giudicare un film attraverso aggettivi vaghi come "lento" e "piatto" una scarsa capacità di introiezione di un lavoro artistico. Per cucinare le patate al forno serve un'ora abbondante, ti lamenteresti mai perché, a tuo giudizio, perdere un'ora di tempo per cucinare qualcosa è troppo? Ogni film, ogni storia, necessita del suo giusto tempo di "cottura", e nel caso di Silence i tempi, le "lentezze", sono esattamente quelle che servono.
Io non sono credente, ma come la quasi totalità degli abitanti di questo paese sono stato educato da genitori cattolici, perciò posso reclamare una buona conoscenza della materia in oggetto, nello specifico Cristo e la Fede. Le domande, i quesiti esistenziali, gli insegnamenti che Gesù veicolava erano semplici e allo stesso tempo essenziali, pensa per esempio alla semplicità di contenuto e struttura delle sue parabole, proprie perché quasi sempre si rivolgeva a umili, poveri, contadini, pastori, persone con un'istruzione praticamente nulla che avevano bisogno di messaggi chiari e terranei per capirlo. Non sto dicendo che Silence, come dici tu, pone quesiti teologici da seconda o terza media; sto dicendo che, anche se lo facesse, facendolo in modo consapevole quindi con uno scopo, non sarebbe uno sbaglio, una leggerezza, una debolezza, anzi.
Ti invito, la prossima volta, a una recensione più interessante e esaustiva.
Larry Filmaiolo  26/01/2017 23:39:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
caro fuxasinho, la metafora sulle patate è lodevole, fatto sta che qui parliamo di sceneggiatura. semplicemente di sceneggiatura, e quella di silence, patate o no, non è bella. semplicemente. funziona male. zoppica. le patate sono guaste. poi io mica critico la lentezza, i film di tarkovskji sono lenti ma stimolano le minime briciole del mio essere; silence dietro la lentezza non ha nulla. non ha lo spessore che vorrebbe avere, non fa molto fuorchè indugiare sulle paturnie dell'auto assoluzione/esame di coscienza fuori tempo massimo del nostro vecchio scorsy: per quanto riguarda la classica domanda "ma uffa i riti sono davvero necessari al credo perchè sia tale" o "ma uffa se io nascevo in india ero indù, perchè invece sono cristiano, che pazzo mondo" lascio immaginare a che età e in quali condizioni sia meglio porsele e se sia necessario farci un film così lungo e insapore.
Larry Filmaiolo  26/01/2017 23:44:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
comunque credo marty abbia dato per scontato che il film se lo sarebbero cagat o in pochi e dunque abbiano adeguato la strategia di marketing al target ipotizzato. di cui sicuramente sei un valido rappresentante
Fuxasinho  27/01/2017 01:23:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se dessi peso a una cosa vacua come l'orgoglio, essere tra quei pochi validi rappresentati a cui ti riferisci sarebbe certamente un valore.
La sceneggiatura zoppica come zoppicava Owens alle Olimpiadi del '36. O come Forrest Gump quando scappava dai bulli, se preferisci.
Dai molte, moltissime cose per scontate.
Dà di nuovo un'occhiata ad Andrej Rublev, così ti rinfreschi la memoria ;)