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SPLIT regia di M. Night Shyamalan

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  09/02/2017 11:05:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"The Visit" è stato un eloquente segnale sull'ormai prossimo risveglio di Manoj N. Shyamalan. "Split" è la naturale evoluzione di quell'incalzante found footage; il regista d'origine indiana si libera dalla catene di uno stile formale e narrativo insistito con testardaggine aderendo a un raro esempio di semplicità costruttiva, resa altamente interessante da una profonda e crudele analisi delle sfaccettature psicologiche.
Niente twist clamorosi o cervellotiche elucubrazioni, solo un bell'aggancio con una pellicola precedente (con tanto di cameo "pregiato") che permette una chiave di lettura particolare di questo thriller spruzzato di soprannaturale, in cui un uomo rapisce tre giovani e le rinchiude in un labirintico sotterraneo.
A rischio caricatura, ma bravo ed inquietante James McAvoy, riesce a definire con veemenza il disagio di un personaggio affetto da disturbi della personalità, ai quali cerca di mettere freno una psichiatra di ampie vedute.
Nel frattempo nel luogo di prigionia Shyamalan sfrutta il palesarsi delle personalità stesse (variabili tra il classico bambino ingenuo ma dispettoso e il meno scontato stilista effeminato), ponendo le basi per un epilogo magari meno sorprendente rispetto ad altri suoi lavori, eppure altamente funzionale, ben congegnato anche attraverso gli strazianti flashback in cui viene raccontata l'infanzia di una delle vittime, ovvero Casey interpretata da Anya Taylor-Joy, sempre più lanciata nel cinema dell'inquietudine dopo "The Witch" e "Morgan".
La pellicola è anche una sentita esplosione di effetti collaterali, uno scontro tra umanità violate divise da un dolore rielaborato secondo modalità agli antipodi. Thriller senza sbavature, con buone idee e ritmo notevole, si accoglie con piacere il ritrovato equilibrio di un regista finalmente rigenerato.